Terzo lavoro per gli italianissimi
Hungryheart, che a distanza di cinque anni dal precedente album ci deliziano le orecchie con dodici canzoni nuove di zecca. Per chi come me conosce bene la band, sappiamo benissimo che in questo periodo, i ragazzi non sono rimasti con le mani in mano, anzi hanno dato alla luce lavori solisti (
Mario Percudani “New Day” 2010) e partecipato a collaborazioni internazionali con musicisti come
Bobby Kimball, Syeve Lukather, Vinny Appice, Roger Glover, Mitch Malloy, Ted Poley. Tutto questo non ha fatto altro che accrescere il bagaglio culturale/musicale dei componenti della band e questo passo avanti lo si può apprezzare in questo nuovo lavoro. Nessun cambio di genere, siamo sempre di fronte a quel bell'hard rock melodico di alta classe, ma le composizioni sono più ricercate tanto che per far breccia nei vostri cuori ci vogliono più ascolti, però poi difficilmente se ne andranno. La partenza è delle migliori con
“There is a Reason for everything” e
“Back To The Real Life” che in una decina di minuti vi confermeranno quello che vi ho appena detto.
“Devil's Got My Number” potrebbe essere inclusa in un album dei
Mr. Big, mentre
“All Over Again” ha retro gusto alla
Danger Danger.
“Shoreline” è un'ottima canzone, un mix tra
Bad English e
Tyketto, scelta giustamente come singolo per la realizzazione del primo videoclip.
“Nothing but you” è una ballata toccante con un leggero effetto deja-vu (o deja-entendu) nella quale Josh ci regala un'ottima interpretazione molto sofferta. Siamo di fronte ad uno sporco lavoro italiano.... e qualcuno deve pur farlo.
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