Ah, gli
As Light Dies, prelibata scoperta del mio 2014 metallico.
Il loro
The Love Album – Volume 1 era riuscito a deliziare il mio palato, lasciandomi comunque l’appetito e facendomi desiderare nuove portate fresche.
Questo
Gea, ahimè, non basta a placare il languore, trattandosi di un
EP risalente all’ormai lontano 2006 -e quindi anteriore al full d’esordio
A Step Through the Reflection-.
Dal momento che, a quanto so, non venne mai ufficialmente immesso sul mercato, i Nostri baldi spagnoli han ben pensato di mixarlo e masterizzarlo
ex novo e di donarlo alle masse (?) per mezzo della (almeno a me) ignota
Brutal Arratia Records.
Per onestà intellettuale, preme rimarcare come di carne al fuoco, in questi solchi, se ne rinvenga poca: venti minuti di musica per appena quattro pezzi, di cui due strumentali (la prima, sospinta da un surreale feeling ambient non lungi dai
Negura Bunget, è piuttosto interessante; la seconda quasi per nulla).
Abbiamo poi una cover, gradita e inusuale.
Parliamo di
As Fire Swept Clean the Earth, che apriva nel migliore dei modi un album comunque minore e di transizione dei sommi
Enslaved (
Below the Lights, 2003). La nuova versione funziona: gli
As Light Dies rielaborano in base alla loro sensibilità senza tuttavia stravolgere, proprio come piace a me.
Spicca, da ultimo, la title track, punto focale della release e fulgido esempio di
avantgarde elegante, solenne, sospeso tra
Arcturus e
Winds, tra costellazioni e sangue, tra
black metal e
progressive.
Buonissimo biglietto da visita per un gruppo (allora) alle prime armi; al tempo stesso, nulla che possa spingermi ad assegnare un voto ad una release così povera o, tantomeno, a consigliarvela.
Gea, dunque, si configura come l’epitome delle uscite ad esclusivo appannaggio dei completisti più incalliti (tradotto: poche decine di persone in tutto il globo terracqueo).
Gli altri inizino piuttosto dal già citato ultimogenito: avranno modo di scoprire una compagine magari non in grado di scuotere le fondamenta stesse del genere di appartenenza (per quello rivolgetevi ai
Ne Obliviscaris), ma senz’altro meritevole di attenzione maggiore rispetto a quella loro accordata sinora.
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