Disco di debutto per i romani Textext, band attiva sin dal 1998 e che ha già riscosso consensi nell’ambito di appartenenza, punk/hardcore melodico. Le nove tracce di questo “I Padroni Di Babele” sono tutte ben suonate e ben strutturate, persino troppo per i miei gusti. Dico ciò perché durante i trentadue minuti della durata del disco, più volte mi è venuto in mente il concetto di artificiosità, di plastificazione, di preconfezionamento. Ovviamente non parlo di originalità, altrimenti non staremmo nemmeno qui a parlarne, ma parlo della scelta della band di voler essere tutto e niente, di toccare molte cose senza approfondirne nemmeno una. Così ad esempio l’arpeggio iniziale di “L’Ultima Dea” strizza l’occhio a melodie emo, “Coerente Col Niente” mette in luce il lato più tirato, ci sono un paio di canzoni in inglese, di cui “Angel’s Darkside” ha un andamento abbastanza sleazy. Il tutto edificato su una base pop/punk melodica, ordinaria, strasentita, nemmeno troppo convincente.
Pure i testi lasciano il tempo che trovano, intrisi di ricercatezza e impegno di cartone. Sarà anche un problema mio, ma non riesco a trovare genuinità in questa band, seppure brava. Non riesco a prenderli sul serio, non riesco a non vederli in nessun altro posto che non sia lo stage dell’MTV Day, a far da balia ad una pletora di ragazzini che discutono dell’ultimo piercing o del ballerino di “Amici”.
Non voglio essere molto duro con la band, che ripeto è brava, semplicemente, come direbbero gli americani, “It’s not my cup of tea, definitely.”.