Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2005
Durata:55 min.
Etichetta:Ledo Takas

Tracklist

  1. SOOMEPOISS
  2. EESTI AUKS
  3. AEG ÄRGATA
  4. VÕITLUSLIPP
  5. TULERISTSED
  6. VANADE LEEGIONÄRIDE LAUL
  7. ELURUUN
  8. NIMETA HAUD
  9. KODU
  10. FUROR AESTICUS
  11. OSKAR RUUT
  12. RAIUGEM RUUNIDEKS

Line up

  • Lembetu: vocals, guitars
  • M. Divine: bass
  • Gates: guitars
  • Karje: keyboards
  • Atso: drums

Voto medio utenti

Quando un gruppo ti viene presentato come "interessante" da un redattore competente e dotato (non super) come Ermo, l'acquolina in bocca e le mani sudate faticano a dimostrare un minimo di professionalità quando ti trovi lì ad aprire il nuovo pacchetto contenente i cd. Ed è così che i Loits sono stati catapultati nel lettore e, con mia grande gioia, si sono dimostrati una piacevole sorpresa! In questa recensione sorvolerò i fatti riguardanti l'attitudine guerrafondaia e vagamente filonazista della band estone, perché in fondo non me ne frega niente. La musica parla chiaro: i Loits sono già pronti per diventare dei grandissimi, e "Vere Kutse Kohustab" è qui proprio per ricordarcelo. Non mi ricordavo che il black metal avesse così tante sfaccettature, e non pensavo che fosse possibile amalgamarle con tanta perizia in un unico lavoro. Invece i Loits, partendo da una base black'n'roll, ci infilano tanta di quella carne al fuoco da avanzare anche in un'ipotetica grigliata tra Giampiero Galeazzi e Giuliano Ferrara! Già l'inizio mette le cose in chiaro: dopo un breve arpeggio di chitarra introduttivo, entra il gruppo al completo mettendo in mostra innanzitutto le capacità tecniche e la grande perizia esecutiva. Il catarroso screaming di Lembetu è quanto di migliore potessi immaginare per la musica ruvida ed irriverente dei Loits... ma il talentuoso singer non si limita a questo, mettendo in mostra anche un'evocativa voce pulita durante lo scorrere dell'album. Fortunatamente le tastiere della voluminosa Karje rimangono sempre in secondo piano, limitandosi agli interventi che rendono la musica del gruppo estone più folkeggiante. Le coordinate tracciate dai Carpathian Forest rimangono sempre le più gettonate, ma anche il nuovo corso punkeggiante del black metal introdotto dai Darkthrone negli ultimi tre album pare aver riscosso un discreto successo. Il tutto sempre con un piglio di naturalezza e di tranquillità impressionante... mai la musica si fa prendere dalla frenesia, come se i Loits sapessero già di avere tra le mani la chiave del successo. Grandissimi riff si susseguono per tutto l'album; certamente derivativi, ma reinterpretati in modo saggio ed equilibrato, come le influenze di Dimmu Borgir ed Emperor accennate nel finale. Un'opera intensa e riuscita in tutte le sue tracce: nessun cedimento, nessun momento morto vi farà cambiare idea! E ancora una volta il loro flak'n'roll risuonerà nell'aria insieme alla sirena antiaerea...
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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