Dopo ben quattro anni dall'ultima release,
"Samsara", tornano i
To/Die/For, quintetto gothic metal finlandese che ha attraversato la fase d'oro nel mezzo della carriera (per capirsi da
"Jaded" a
"Wounds Wide Open" usciti rispettivamente nel 2003 e nel 2006). Riuscirà questo "Cult" a reinnalzare l'andamento altalenante del combo finnico riportandolo ai fasti di un tempo? Difficile, questo è da dire immediatamente. Il presente full-length si dimostra ancora una volta adatto ai fan della band, risultando arduamente espandibile al pubblico mainstream.
Andiamo però con ordine. L'impegno e la classica atmosfera malinconica sono contenuti anche in questo disco, che non è per nulla male se si guarda alle uscite gothic dell'ultimo periodo, anzi, a modesto parere del sottoscritto, l'album si lascia ascoltare con facilità ed alcuni pezzi denotano anche un songwriting di pregevole fattura.
"Cult" è anche, con tutta probabilità, un passo avanti rispetto alla scorsa uscita del gruppo, pur non considerando personalmente
"Samsara" quell'obbrobrio di cui si è tanto sparlato in certe sedi ai tempi dell'uscita (la
recensione del nostro Andrea 'Gandy' Perlini era probabilmente una delle più azzeccate). Qui comunque il gruppo sembra essersi applicato ancor di più, pur, come si è affermato in precedenza, non arrivando allo splendore di una decina di anni fa.
Il problema principale dei
To/Die/For è sempre stato l'accostamento a band come gli straordinari Sentenced o ai "successivi" Poisonblack, ma d'altronde sarebbe difficile, parlando di gothic finlandese, non richiamare coloro che sono i mostri sacri del genere, una delle band che manca maggiormente nel panorama Metal attuale. Lasciando dunque da parte improbabili paragoni che lasciano il tempo che trovano, vediamo cosa c'è all'interno di
"Cult".
L'opener
"In Black" aderisce pienamente alla tradizione e comincia a mostrare un difetto che molti riscontrano in questa release e nella antecedente, ovvero la prova e lo stile del vocalist
Jape Perätalo. Faticoso è commentare le scelte stilistiche di un cantante, però quando quest'ultimo riesce a regalare emozioni con un tocco diverso (come accade in
"Unknown Ill") si fa fatica a metabolizzare questa predilezione. Oltrepassando il discorso del cantato ruvido di Perätalo, anche la seconda traccia,
"Screaming Birds", non è affatto disprezzabile. La già citata
"Unknown Ill" è una delle più varie di
"Cult", con inserti elettronici e un'atmosfera sognante.
"Mere Dream" è una semi-ballad oscura, mentre
"You" è probabilmente uno degli episodi più indovinati dell'intero disco.
"Straight Up" è la cover un pochettino zoppicante della canzone di Paula Abdul. Chiudono l'album due buoni pezzi intitolati
"Let It Bleed" e
"End Of Tears".
Come detto
"Cult" è in disco discreto, che farà la felicità dei fans della band e che comunque si piazza bene fra le ultime uscite gothic. Non siamo ai livelli di
"Jaded", più su quelli di
"Samsara" e, nonostante ci sia un piccolo passo avanti, gli assegniamo lo stesso punteggio.
Video di "In Black"