Hyades - The Wolves Are Getting Hungry

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2015
Durata:46 min.
Etichetta:Punishment 18 Records

Tracklist

  1. THE ECONOMIST
  2. IGNORANCE IS NO EXCUSE
  3. THE DECAY OF HUMANKIND
  4. THE APOSTLES OF WAR
  5. THE GREAT LIE
  6. HEAVIER THAN SHIT (HYZ IV)
  7. SING THIS RHYME
  8. EIGHT BEERS AFTER
  9. THE WOLVES ARE GETTING HUNGRY
  10. HYADES (2015 VERSION)

Line up

  • Marco Colombo: vocals
  • Lorenzo Testa: guitars
  • Marco Negonda: guitars
  • Rob Orlando: bass
  • Rodolfo Ridolfi: drums

Voto medio utenti

Ecco che dopo una decina di anni mi ritrovo nuovamente a recensire gli Hyades, formazione lombarda che avevo incrociato sin dai loro primi passi e che ho abbandonato al proprio destino quando in occasione di "Abuse Your Illusions" non mi hanno coinvolto nei cori della cover di "Fight for Your Right".
Ovviamente scherzo, semplicemente i due successivi dischi, "And the Worst Is Yet to Come" e "The Roots of Trash" sono passati sotto le amorevoli attenzioni di Francesco 'Thrash' Guidarini, che già dal suo nick aveva fatto una chiara ed esplicita dichiarazione di intenti.

Ora, la prima cosa che mi salta all'occhio guardando a "The Wolves Are Getting Hungry" è la copertina, una riuscita reinterpretazione de "Il Quarto Stato" di Giuseppe Pellizza da Volpedo, da parte di Mario López, che ne altera lo spirito dell'originale (i temi erano lo sciopero e il proletariato) contestualizzando a un immaginario più attuale.
Nessun stravolgimento invece a livello musicale, Thrash Metal era ... e Thrash resta: è sufficiente l'attacco dell'arrabbiata, nel sound e nelle liriche, "The Economist" per averne la conferma.
La ricetta è sempra le stessa, Exodus, Sacred Reich, Evil Dead, i Tankard più cazzuti (rievocati anche dalle tentazioni alcoliche di "8 Beers After" ) e quasi vent'anni di esperienza alla spalle da parte degli Hyades, con Marco Colombo che non si fa scrupoli nello sbraitare al microfono, la coppia di chitarristi affilati (per quanto versatili) e affiatati quali sono Lorenzo Testa e Marco Negonda che rincorre lo storico duo Holt / Hunolt, e una rocciosa sezione ritmica che pesta con estremo vigore, tanto le corde (Rob Orlando) quanto le pelli (Rodolfo Ridolfi).

Dieci canzoni che avanzano massicce e incazzate, come un carro armato (che sia quello di "Shovel Headed Kill Machine"?) per culminare in coda nel rifacimento autocelebrativo di "Hyades", già presente sul già citato "Abuse Your Illusions".
Nel frattempo si viene travolti da mazzate soniche come "The Decay of Humankind", dove sembra quasi di ascoltare i migliori Testment d'annata o l'omicida "The Great Lie" pilotata dal drumming devastante di Rodolfo Ridolfi, per non tacere della titletrack, che trasuda di Bay Area Thrash Metal da ogni … nota.

Sicuramente meritevoli di un posto tra i Grandi 4 del Thrash Metal fatto in Italia.




You want it all, but you can't read it
It's in your face, but you can't read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the review
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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