L'inizio di questo nuovo disco dei Das Scheit è abbastanza intrigante e fa presagire qualcosa di buono, ma devo dire che tali impressioni lasciano il posto ad un senso di noia non appena si arriva ad ascoltare la terza o quarta traccia... Premetto che i tedeschi non sono dei novellini e che questo è il terzo capitolo della loro discografia (della quale fanno parte anche i cd "Das scheit", del 1998, e "... And ice is forming", del 2001), ma purtroppo non mi sembra che l'esperienza accumulata in questi anni li abbia aiutati più di tanto, difatti "Superbitch" è un lavoro che si attesta su livelli molto standard, anzi forse è meglio dire TROPPO standard... In poche parole si tratta di una manciata di brani senza infamia e senza lode, che possiedono tutte le caratteristiche più importanti del genere a cui appartengono (il gothic metal), ma che ogni tanto strizzano l'occhio all'elettronica proponendoci qualche inserto cyber-futuristico-tecnologico. Niente di nuovo insomma: la band ha svolto bene il suo compitino dando vita a dodici composizioni piuttosto curate dal punto di vista formale e anche abbastanza orecchiabili, ma pare essersi totalmente dimenticata che per creare un buon album bisogna cercare di dire qualcosa di interessante. Pezzi come "Coming up roses", "Splinters" o "Long walk" non appaiono poi così malvagi durante l'ascolto, ma non riescono a lasciare il segno perché hanno il difetto di essere molto scontati e di assomigliare troppo a roba già sentita... Non credo che, oggi come oggi, ci sia poi così tanto bisogno di formazioni come questa nella super-inflazionata scena gothic metal: magari in madrepatria i DS qualche chance di successo ce l'hanno (tanto si sa che in Germania la gente è davvero di bocca buona quando si tratta di gruppi dediti a sonorità "oscure"...), ma dubito che altrove possano riuscire ad ottenere grossi consensi!
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