Sgombriamo subito il campo da equivoci: per chi scrive, i greci
Rotting Christ sono uno dei gruppi della vita.
Se cercate, dunque, obiettività nelle mie parole, girate al largo e magari dedicatevi ad uno dei tantissimi gruppi di plastica che invadono il mercato. In caso contrario... benvenuti alla corte del cristo marcescente.
Fatta questa doverosa premessa, veniamo a noi.
"Lucifer over Athens", titolo evidentemente ispirato a quella
"Lucifer over London" dei
Current 93 coverizzata dai Nostri su
"Khronos" nel 2000, è il primo live album ufficiale della band e riassume, in modo più o meno completo, ventisette (!) anni di onorata carriera passata a suonare, con sudore e passione, in ogni angolo del mondo dandoci una ulteriore conferma della grandezza di un gruppo che non sembra minimamente intenzionato ad abbandonare il suo ruolo di protagonista assoluto della scena estrema.
I
Rotting Christ, chi li ha visti dal vivo lo sa, sono una perfetta macchina da guerra sul palco, in grado di annichilire con la violenza dei momenti più sulfurei e di emozionare con melodie fuori dal tempo, melodie che farebbero la felicità di decine e decine di altri "protagonisti" della scena, una macchina da guerra, dunque, che su questo live album si esprime in tutta la sua magnificenza mettendo a ferro e fuoco la città di Atene (e non poteva essere altrimenti) con una memorabile prestazione registrata nel dicembre del 2013.
Tutto su questo album è al posto giusto.
I suoni sono ottimi e non troppo ritoccati.
La prestazione dei musicisti impeccabile, con un
Sakis sopra gli schudi.
Il pubblico che partecipa esaltato ed assolutamente coinvolto nella musica.
E poi ci sono i brani.
Trentuno canzoni, raccolte in un doppio CD, che ripercorrono tutta la storia dei greci, passando dagli ultimi capolavori, con il loro inconfondibile gusto mediterraneo, fino a tornare indietro ai tempi del demo
"Satanas Tedeum" o del primo album di lunga durata
"Thy Mighty Contract" (dal quale vengono ripresi ben sei pezzi), senza dimenticare il loro periodo dark/gotico omaggiato da esecuzioni emozionanti di pezzi meravigliosi come
"After Dak I Feel" o
"Among two Storms", il tutto all'insegna di una qualità altissima che, lo sottolineo sempre, ha davvero pochi paragoni nell'odierno panorama musicale soprattutto se andiamo a vedere la bruttissima fine che hanno fatto tanti nomi storici della nostra musica preferita.
I
Rotting Christ, invece, sono invecchiati benissimo e ancora oggi, a quasi trentanni dai loro esordi, sono in grado di impartire una lezione di stile e di grande musica sciorinando una serie impressionante di capolavori senza tempo come le storiche
"Forest of N'Gai" (la cui malignità è sogno proibito di tanti),
"Fgmenth, Thy Gift" (vogliamo parlare del riff immortale?) o
"Non Serviam" e arrivando alle moderne manifestazioni di superiorità che rispondono ai titoli di
"Δαίμονων βρωσης" (impressionante!),
"In Yumen - Xibalba" o
"Enuma Elish", in un'orgia di black/death/dark metal che è un piacere per l'anima (nera) oltre che per le orecchie e tratto distintivo del gruppo.
Senza dunque girare ancora intorno, vi dico che chiunque ami i fratelli
Tolis non può lasciarsi sfuggire questo disco.
Chi, invece, non conosce i
Rotting Christ, magari spaventato dal loro monicker, ha un'ottima possibilità per porre rimedio a questa lacuna, scoprendo che anche nel mondo dell'estremo esiste gente seria e preparata in grado di offrire musica con la M maiuscola.
Per quanto mi riguarda:
MAESTRI ASSOLUTI!ps: perchè non avete inserito
"Wolfera the Chacal"?
ps2: chiudo con una cosa che volevo scrivere da parecchio... Mustaine, vaffanculo!