In questo album c'è il male e tutto intorno ad esso c'è... il male.
Credo non sia un segreto per nessuno che oggi Francia e Polonia rappresentino per il Black Metal quello che Norvegia e Svezia erano nella prima metà degli anni 90: innovazione, qualità, dedizione e, in una sola parola, grande musica.
Proprio dalla Polonia i
Mgla, "nebbia" nella loro lingua, si sono imposti come una delle migliori realtà della musica estrema raggiungendo con il precedente
"With Hearts Toward None" livelli di assoluta eccellenza che, a parere di chi scrive, impallidiscono di fronte al nuovo, strepitoso,
"Exercises in Futility", terzo lavoro di lunga per il duo
M. e
Darkside, rilasciato dalla Northern Heritage Records.
Rispetto al passato, il gruppo di Cracovia rinuncia, in parte, alla pura irruenza, dedicandosi più alla forma canzone e concentrando le sue energie in fase di songwriting senza perdere, tuttavia, quell'alone di mistero e di oscurità che avvolge la sua musica e che trova pochi paragoni nella scena.
Certo, potrei citarvi
Deathspell Omega,
Inquisition,
Aosoth,
Immortal o il black finlandese per inquadrare il suono dei polacchi, ma la verità è che i
Mgla suonano solo come i
Mgla e che la loro proposta è debordante in quanto a personalità e immediata riconoscibilità, facendo di questo album forse l'uscita migliore dell'anno per quanto concerne il puro metallo nero.
Black Metal dunque, parola che ho già usato diverse volte ma che, a ben guardare, è forse limitante per inquadrare questo album.
"Exercises in Futility" è, infatti, ricco di sfumature: partendo dal contorto riffing di
Mikołaj “M.” Żentara, gelido, ipnotico, ossessivamente dissonante ma gonfio di pregevole melodia (alla quale in modo rigoroso NON partecipano tastiere di nessun tipo), fino ad arrivare al drumming di
Maciej “Darkside” Kowalski, certamente spietato e funzionale al mood del disco ma anche particolarmente tecnico nell'uso mirabolante e sorprendente dei piatti, tutto nell'album dimostra grande capacità artistica e grande attenzione ai particolari, dettagli che servono ad intessere una vera e propria esperienza sonora che va al di là del semplice ascolto.
Questo album, infatti, è esperienza, è una sorta di viaggio nel nero, un viaggio in cui una densa patina di malinconia, nel dna dei nostri, incontra il freddo del nord e con esso si sposa in un matrimonio
epico, quando le chitarre diventano evocative,
disturbante, quando i pattern si fanno ritualistici e ripetitivi, e
attento alle melodie quando il gruppo dipinge armonie fuori dal comune e dagli schemi o scrive magnifici testi assolutamente distanti dai luoghi comuni a cui troppo spesso siamo abituati.
"Exercises in Futility" è un inno al vuoto, alla mancanza di scopo, alla fine, è una gelida personalizzazione della vacuità umana, sia a livello tematico che musicale, è un album duro e altezzoso che non lascia trasparire nessuno spiraglio di luce ma che ci pone di fronte a quello che, solo di rado, la musica riesce a diventare: Arte.
E quando gli esseri umani riescono a creare arte, allora essi si elevano davvero sulla mediocrità collettiva che, purtroppo, affonda i suoi artigli nel nostro mondo.
Gruppo straordinario e disco da non lasciarsi sfuggire per nessuna ragione.
Semplicemente impressionante.
"Every empire
Every nation
Every tribe
Thought it would end
In a bit more decent way"