Secondo capitolo per i
21 Octayne, band che nel 2014 si è ampiamente meritata la citazione tra le migliori cose sentire durante l’anno (
qui la mia entusiastica recensione).
A un anno di distanza ecco già arrivare il nuovo disco, che tuttavia vede l’assenza (o la parziale partecipazione, devo ammettere di non aver capito bene che fine abbia fatto) di colui che secondo me faceva la vera differenza, ossia
Andrew Lauer al basso. Intendiamoci, siamo comunque su altissimi livelli, ma quella vena di pazzia che tanto mi aveva conquistato dodici mesi fa si è leggermente sopita.
Anche a questo album lascio l’etichetta “progressive metal”, ma giusto per far capire che non si tratta di un disco lineare, che come l’illustre predecessore spazia tra i generi con una facilità disarmante.
La partenza è quasi shock, con quattro canzoni di classe cristallina ma decisamente orientate tutte verso l’hard rock. Quello che le rende uniche sono gli arrangiamenti ricercati negli stacchi, nei bridge, nei finali, nelle linee vocali. Questo significa interpretare a proprio modo un genere e non limitarsi ad eseguire. Bene davvero.
A partire da
Take Me Away l’album si fa meno accessibile, con brani in cui finalmente esplode in tutta la propria efficacia l'apertura musicale di questi ragazzi, grandi ballad come
Lost e vario sfoggio di capacità strumentali largamente superiori alla media.
Una band completamente asservita alla melodia ma altrettanto desiderosa di stupire a livello di songwriting. Devo dire che tutto ciò non avrebbe la stessa efficacia se non fosse guidato da una voce incredibilmente autorevole, potente, a proprio agio in qualsiasi contesto come quella di
Hagen Grohe, davvero in grado di dare sempre qualcosa in più alle canzoni.
Ora, vi dirò una cosa. Mi prendo i miei rischi e mi rendo conto che si tratta un po’ di un’iperbole, ma a me i 21 Octayne ricordano i Queensryche (quelli seri): prendono un po’ di generi e ci fanno quello che gli pare, guidati da una grande vocalità e con melodie di livello altissimo. Ancora non siamo arrivati al capolavoro assoluto, ma sono band così da cui me lo aspetto.
Cercherò di vederli dal vivo, perché se rendono come immagino potrebbe essere un’esperienza clamorosa. Nel frattempo si beccano un altro 8 in pagella (mezzo voto in meno dell’esordio perché scontano la mancanza dell’effetto sorpresa). Per quanto mi riguarda migliore band “esordiente” degli ultimi anni.
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