Che bravi, che bravi mannaggia che bravi.
I
Threshold arrivano dopo il controverso "
For the Journey" (potete leggere
QUI le perplessità del nostro Perlini) con un live album davvero bellissimo. Bellissimo perché bellissime sono (in larga parte) le composizioni di questa band, bellissimo per un'esecuzione impeccabile, per l'ugola d'oro di
Damian Wilson e per una produzione perfetta, che forse lascia il pubblico un pò troppo in sottofondo, ma che si occupa egregiamente di far risaltare i sei musicisti britannici.
La scaletta è ghiotta, con ben 111 minuti e due cd a nostra disposizione, e apre con due perle del calibro di "
Slipstream" e quello splendore drammatico di "
The Hours" presa da quel gioiello che fu "
March of Progress". Via via, la band snocciola una prestazione maiuscola, che è stata confezionata prendendo le migliori esibizioni da varie date in giro per l'Europa nel novembre 2014. Ed è un piacere riascoltare piccoli capolavori, come ad esempio una "
Pilot in the Sky of Dreams" da spellarsi le mani o l'anthem "
Ashes", posto in chiusura.
Come vi dicevo in apertura, forse l'unica pecca che si può trovare a quest'album è il fatto di trasmettere pochino la sensazione del live, vuoi per un pubblico mixato bassissimo, vuoi per la solita esibizione chirurgica della band; ma davvero, soprattutto per chi li conoscesse poco o affatto, "European Journey" è un ottimo compendio di come - e cosa - suonano i Threshold. Forse un filo sacrificata la prima parte di carriera, ma l'album rimane più che godibile, per una band che dimostra di essere in forma come non mai. Davvero bello.
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