Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare, e quando si parla di duri, i Nile non sono secondi a nessuno. Ridotta, ma non accantonata, la componente “egyptian folk” che mi aveva portato a definirli, all’epoca del precedente “In Their Darkened Shrines”, epic symphonic brutal death metal, i Nile ci danno una prova di forza spaventosamente disumana. I Nile hanno deciso di tornare all’origini, alle origini del Death Metal, alla brutalità.
Dopo un breve intro egizio, l’attacco di “Cast Down The Heretic” vi ridurrà in polvere dopo solo tre secondi, vi annienterà fino al midollo, vi smaterializzerà letteralmente. Un assalto spietato, crudele, un uragano di brutalità senza compromessi. Osate avvicinarvi e, se sopravvivrete, scoprirete che in questo disco i Nile, sebbene rimasti in tre, con l’abbandono del vocalist John Vesano e del batterista Tony Laureano, non hanno perso minimamente le caratteristiche che li hanno resi famosi. Reclutato un batterista davvero bravo come George Kollias, sistemato Karl Sanders alla voce, oltre che alle chitarre, e potendo contare ancora una volta sul riffing di Dallas Toler-Wade, la band si lancia in una decina di tracks che per brutalità, intensità, qualità compositiva e inventiva non hanno pari nel panorama attuale. La band pesta duro che più duro non si può, ma non dimentica momenti catartici ed atmosferici, come in “User-Maat-Re”, dove il riffing diventa cadenza e dove il sound acquista quasi un mood “doomish”. La perfetta fusione di queste due anime della band è rappresentata dalla title track, una delle vette di questo disco, un pezzo dal groove mastodontico, con chitarre semplicemente inarrestabili nel loro incedere possente.
Con questo “Annihilation Of The Wicked” si ha un ritorno alle sonorità di “Black Seeds of Vengeance”, anche se non c’è la stessa oscurità di quel disco. Quel che stupisce è però la voglia di non arretrare di un millimetro, di non cedere un grammo di potenza e brutalità, di trasformare anche le parti più lente e cadenzate in macigni di inenarrabile pesantezza. Il tutto anche grazie alla produzione di Neil Kernon, potentissima, anche se talvolta la voce è messa un pò in secondo piano.
Per quel che mi riguarda questo è uno dei primi tre dischi di questo 2005, se non il primo, e tale resterà fino alla fine di questo anno. Qualcuno magari storcerà il naso perché in fondo in questo disco i Nile non effettuano nessuna progressione stilistica, ma questo è Death Metal, questo è un fottuto massacro, questa è musica per gente estrema. Maestoso ed imponente silenzio, tutti annichiliti!
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