Tagliano il traguardo dei vent'anni trascorsi dalla loro fondazione questi macellai seriali provenienti dal Belgio e, sebbene la loro discografia non possa certo definirsi folta, continuano con convinzione a dimostrare tutto il loro attaccamento verso certo death metal americano.
Con
Brute Force Lobotomy, secondo full lenght del gruppo, il quartetto unisce le influenze dei fondamentali
Monstrosity e
Cannibal Corpse cercando di aggiungere un pochino di personalità. Quanto proposto nelle 10 violente tracce del platter è infatti strettamente imparentato con la band di
Webster, soprattutto nei momenti più grooveggianti (vedi la
title track e
Bowel Soup) ma quello che frena il gruppo sono una voce eccessivamente gutturale, anonima e una batteria parecchio monotona ed equalizzata in modo piatto, andando così a togliere gran parte della profondità. Certi momenti sono davvero interessanti, certi riff riusciti ma nell'insieme qualcosa cozza e non gira al meglio. La sensazione generale è che la proposta sia troppo poco tecnica per poter essere definita technical death, troppo fredda per essere paragonata a quella di una band di death floridiano tradizionale e troppo poco cattiva per poter appartenere al filone brutal. I
Serial Butcher si collocano così in un limbo, non essendo in grado si convincere a pieno in nessuna direzione. Ogni tanto al classico riffing death metal americano viene affiancato qualche timido inserimento slammig death metal, qualche swippata leggera, qualche assolo più melodico, cercano di dare più varietà ai brani ma senza cambiarne il succo. Ripeto, si ascolta molto volentieri, i ragazzi ci sanno fare ed i vari riferimenti al gruppo di
Lee Harrison (
Facialized by a Flamethrower su tutte) non possono che farmi gioire ma le "pecche" elencate sopra non mi permettono di goderne a pieno.
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