Alquanto intrigante e per certi versi “spiazzante” (una circostanza sempre meno frequente nella diffusa
stagflazione del panorama
underground contemporaneo …) questo “
VOL. II” dei
Nero Alchemist, replica a quel "
Experiments Vol.I" (realizzato con un
monicker leggermente diverso) già analizzato dal sottoscritto su queste stesse colonne.
In realtà la coniugazione al “plurale” è impropria, poiché dietro all’enigmatica sigla si celano (in sostanza) esclusivamente le sinapsi cerebrali, la voce tenebrosa e le buone qualità multi-strumentali di un unico soggetto artistico,
Silvestro Ascari, capace di superare in buona parte le insicurezze dell’esordio e di focalizzare meglio gli aspetti talentuosi della sua inquieta personalità.
La proposta può essere per comodità inserita nel calderone del
gothic metal, ma è anche necessario rilevare la ricchezza di suggestioni sonore (oggi piuttosto ben coordinate) che la alimentano, rendendola un interessante catalizzatore dell’immaginazione, trasportata in un universo fatto di ombre, malinconico lirismo, melodie magnetiche e trascinanti cromature metalliche.
In questo modo, le plausibili influenze primarie (Sundown, Tiamat e qualcosa tra Orgy e certi Paradise Lost …), mai troppo esplicite, s’inseriscono in un contesto ampio e policromo, in cui si scorgono bagliori ispirativi più tipicamente
hard-rock, inteso nella sua accezione maggiormente enfatica e “epica”.
“
Every time I die” e “
Minor God” sono testimonianze parecchio eloquenti di tale peculiare approccio, da affiancare istantaneamente alle conturbanti “
In a while” e "
Democle’s sword”, all’indole cangiante di "
Midnghit sun” e “
Under an evil spell” e all'atmosfera lugubre e ferale “
Burning bridges” nella lista degli episodi migliori di un dischetto complessivamente riuscito e coinvolgente.
Ancora una volta, la sua natura “artigianale” e alcune residue disomogeneità espressive non consentono di considerare “
VOL. II” un “punto d’arrivo” e ciononostante le qualità dell’opera permettono fin da ora di ritenere i
Nero Alchemist una fondata “promessa” per il futuro, quando un ulteriore incremento nella maturità e l’auspicabile ausilio di mezzi tecnici più professionali (e magari pure di un fattivo supporto esecutivo), potranno verosimilmente contribuire all'affinamento di un immaginario musicale, lo ripeto, assolutamente fascinoso e creativo, di certo non banale e per questo meritevole di considerazione.
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