Riuscite a immaginare una concitata
jam tra Motörhead, Alice In Chains, Nirvana e Guns N’ Roses? Sì? E la cosa lusinga e stimola la vostra sconfinata inventiva di
musicofili?
Beh, grazie ai
Black-Bone non dovrete più far “sforzare” oltremodo il vostro
cervellino, che vedrà concretizzata la fantasia direttamente nei solchi di “
Blessing in disguise”, un disco per certi versi abbastanza intrigante e coinvolgente, sebbene non privo di “imperfezioni”.
Allora, cominciamo affermando che, visto che posso tranquillamente considerarmi tra quelli che giudicano potenzialmente molto avvincente la summenzionata
performance, la fusione di generi e di numi tutelari allestita dai nostri mi vede sicuramente molto interessato.
E poi continuiamo riconoscendo al trio olandese una notevole forza comunicativa e una spiccata energia espressiva, doti sicuramente importanti per ogni
newcomer (ricordiamo che la
band ha comunque già all’attivo un
Ep e un
full-length) della costipata scena
rock n’ rollistica contemporanea.
D’altro canto, però, le composizioni sono spesso un po’ troppo “anonime” sotto il profilo melodico, mancano di quell’ingrediente “misterioso” che te le fa rimanere conficcate nella corteccia cerebrale, difficili da “sfrattare” nonostante la ricca e disorientante offerta musicale che caratterizza il frenetico terzo millennio.
Se riusciranno ad aggiungere questo imprescindibile elemento alla loro viscerale rappresentazione sonora, i
Black-Bone potranno tranquillamente candidarsi per conquistare il ruolo di autentica “realtà” del
rockrama, mentre allo stato attuale dovranno semplicemente “accontentarsi” di finire nel (frequentato) novero dei gruppi dotati di buone qualità e di ragguardevole, ma non ancora del tutto comprovata, “prospettiva”.
A dimostrazione che la strada intrapresa sia quella “giusta” arrivano pezzi impetuosi come “
Nothing but history”, “
Loaded – weighted”, “
Enemy”, “
Never too loud” e la mia personale
best in class "
Wasted years”, e anche "
Wrong”, esposizione del lato più vaporoso e psichedelico della personalità degli
Orange, non spiace, pur senza strabiliare.
Insomma, come diceva qualcuno che se ne intende “ …
it’s a long way to the top …”, e allora gambe in spalla
guys …
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