Assalto incondizionato da parte di questo trio del Minnesota, già da me recensito in occasione del precedente
“Golden eagle” (2012): grindcore variegato sludge.
Dieci brani, tutti sui due-tre minuti, come schegge ritmiche immerse in atmosfere iconoclastiche. Prendere o lasciare.
Furia incontrollata (
“Invaders”, “Fire at will”) e qualche rallentamento distruttivo (
“Narcotic”, “Mighty steed”) con riff e drumming che richiamano i primi Mastodon, i Kylesa, i Moss. Ma si tratta di dettagli, perché la vera essenza del disco è nell’impatto continuativo e senza compromessi.
Conferma per una band di nicchia estrema.
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