Come sottolineato in sede di recensione del precedente
"The Parasitic Survival of the Human Race", i greci
Dodsferd hanno spesso seguito le mode nel suonare black metal: dove tirava il vento, la barca greca andava...
Niente di male, a dire il vero, se la qualità dei dischi fosse stata elevata, ma dato che non sempre è stato così, è giusto sottolineare che i
Dodsferd sono degli "onesti" mestieranti del metallo nero e niente di più.
Il nuovo album,
"Wastes of Life", per quanto farneticato finora, mi aspettavo sarebbe stato un lavoro di maniera, magari in linea con il precedente e tendente, dunque, al black'n'roll nel quale i Nostri avevano iniziato a cimentarsi, ed invece, con mia somma sorpresa, mi sono trovato di fronte ad un marcio buco nero all'interno del quale speranza, luce e felicità sono orrendamente sfigurate.
I cinque lunghi brani di questo nuovo capitolo sono un mix di depressive black metal e dark rock, un mix nel quale è la componente depressive a diventare assoluta protagonista della musica grazie ad una atmosfera disperata e triste che permea ogni singola nota.
I
Dodsferd si sono avvicinati in maniera quasi "imbarazzante" alla proposta di gente come Nocturnal Depression, Xasthur o Thy Light (giusto per confermare la loro tendenza ad emulare) per via di composizioni melodiche, dai frequenti, tristissimi, arpeggi, rette dal classico 4/4 burzumiano su cui
Wrath urla disperato (Nattramn avrebbe approvato) e gli strumenti quasi sanguinano il loro dolore e la loro rabbia.
"Wastes of Life" viene ad essere, per tanto, un lavoro certamente duro da sopportare per la sua carica anti umana ma, per onestà, un buonissimo disco di depressive extreme metal (non mi sento di definirlo propriamente black metal) suonato con gusto, ricco di affascinanti melodie nonché di pezzi arrangianti, e prodotti, in maniera egregia e dunque efficaci nel loro impenetrabile nero.
Certo, non un lavoro originale, ma, questa volta, un lavoro da ascoltare e da apprezzare.
Se poi, nel futuro, i
Dodsferd, torneranno a produrre porcherie, saremo i primi a farvelo notare.
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