Da qualche tempo la mia curiosità sull'attività o meno degli Slough Feg (al secolo The Lord Weird Slough Feg) si era accesa dopo aver constatato la loro assenza sul mercato da oramai 2 anni, il tempo che ci separava dall'ultimo studio album "Traveller", apprezzatissimo concept album ben lodato a suo tempo proprio dal sottoscritto. Neanche il tempo di porsi domande, e Mike Scalzi ritorna con i suoi Slough Feg dando alla luce il presente "Atavism", un disco che mi sono ritrovato inconsciamente ad attendere con molta tensione e che ho letteralmente divorato in questi giorni, dal momento dell'arrivo del CD promozionale. "Traveller" ci aveva mostrato una band in continua crescita, lanciata verso sonorità ancora più orecchiabili e meno "folkeggiante", magistralmente evocativa ed epica, intensamente impegnata nella realizzazione di un album completo e assolutamente emozionante. Cosa aspettarsi dagli Slough Feg a due anni di distanza? Un'unica strada è sembrata quella percorribile per Mike e compagni, la stessa che i vecchi fan della band si sarebbero potuti aspettare e che il titolo stesso del nuovo album, Atavism, lascia chiaramente presagire. I 14 brani che danno vita a questo nuovo capitolo della discografia della band lasciano da parte i temi affrontati dal suo predecessore, sia nei testi che nel sound, per fare un salto in dietro fino alle radici che hanno dato origine a questa band così unica, originale e assolutamente inconfondibile. Questo quinto album si va a ricollegare direttamente con quello che fu l'esordio degli Slough Feg, l'omonimo disco originariamente pubblicato nel 1996, dove il metal della band californiana lasciava presagire le prime contaminazioni epic/folk di lì a poco sbocciate nei successivi esimi 3 album pubblicati per la nostra Dragonheart ("Twilight of the Idols", "Down Among the Deadmen" e "Traveller" per l'appunto). Il 2005 segna un punto di ritorno verso queste proprie origini, oltre a segnare il cambio di etichetta a favore della (sempre italiana) Cruz Del Sur, una chiara ripresa del songwriting frenetico, cangiante, aggressivo e incredibilmente melodico, plasmato attraverso anni e anni di esperienza e di crescita musicale. "Atavism" rappresenta tutto questo ma con una brillantezza, una freschezza e una consapevolezza sorprendente. Il classico Slough Feg sound vive qui di una carica e di una forza impressionante, così spassionatamente melodico e toccante e con quella unica capacità di risvegliare proprio quell'atavismo celebrato nel titolo che ci lega inconsciamente alle nostre tradizioni, al nostro passato, a quel qualcosa di indescrivibile, che non sappiamo da dove proviene ma che ci fa rabbrividire quando ascoltiamo le fitte trame musicali descritte da questi 4 artisti. Almeno questa la personale emozione che gli Slough Feg hanno sempre suscita in me, al fianco di altre band quali Manilla Road, Brocas Helm e Cirith Ungol, in grado di affascinare, ipnotizzare e trascinare l'ascoltatore verso questo qualcosa di indescrivibile ma che sentiamo così personale e vicino a noi da commuoverci e toccarci nel profondo. Un album-manifesto a livello concettuale, di quello che vuol dire ancora emozionare gli amanti di certe sonorità, sostenuto da una struttura musicale lodevole sotto ogni aspetto, dalle melodie accattivanti e così gustose di "Hiberno-Latin Invasion" all'impulsività sfrenata della successiva "Climax of a Generation", breve episodio strumentale dove i nostri si superano per tecnica e senso armonico/melodico delle composizioni, fino all'ottimo episodio acustico della title-track, affiancate da epici e ridondanti passaggi come "Eumaeus the Swineherd", uno dei pezzi più classici di questa band. Il tutto sorretto da un nuovo concept, che non stiamo qui a svelare, ma che rende il nuovo album degli Slough Feg un nuovo capolavoro di indiscussa ispirazione e passione, in grado di svelarsi interamente all'attenzione di chi vorrà farsi condurre per mano in un viaggio a ritroso verso un passato ancestrale che in un modo o nell'altro, per le nostre comuni origini, è patrimonio di chiunque. E riuscire a rendere tutto questo in musica, in soli 38 minuti, evitando prolisse ripetizioni e stancanti atmosfere ampollose è a mio avviso una traguardo tanto elevato quanto prezioso; ecco il segreto degli Slough Feg e della loro indiscussa bravura.
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