L'impressione che ho avuto ascoltando il loro nuovo lavoro, è che i tedeschi
Eïs abbiano voluto percorrere nuove strade nel processo di songwriting, inserendo nelle loro composizioni elementi che, in precedenza, erano stati solo accennati.
Certo,
"Bannstein" non segna una cesura rispetto al precedente, meraviglioso,
"Wetterkreuz", dal quale mutua le atmosfere gelide e la patina melanconica, ma l'inserimento più marcato di partiture sinfoniche, i momenti melodici sottolineati dall'uso degli archi, una maggiore attenzione prestata in fase di arrangiamento ed il ritorno ad una line up completa, sono segnali, piuttosto evidenti, del cambiamento che sta avvenendo in seno agli ex Geïst.
Cambiamenti che, a mio avviso, conferiscono alla musica di
Alboin e soci un'aura ancora più maestosa che in passato, un'aura che si sviluppa in cinque brani, come da tradizione, molto lunghi e costantemente in bilico tra spaventose accelerazioni di puro black metal e momenti più ragionati, tra dolci arpeggi e tastiere mai invadenti, nei quali le melodie assurgono a ruolo di protagoniste andando, spesso, a toccare le corde del nostro animo con squarci di pura bellezza ed autunnale mestizia.
"Bannstein" è un album "moderno".
I suoi suoni sono dirompenti, la sua rabbia quasi sdegnosa, la sua oscurità palpabile e minacciosa.
Ma esso è anche, e forse soprattutto, poesia.
Poesia di un gruppo che, senza ricorrere a stratagemmi particolari, è in grado di scrivere grande musica, estrema e ghiacciata, ma grande...
Pezzi come la clamorosa
"Im Noktuarium", una sorta di black metal ballad, se mi passate il termine, con le sue grandiose melodie o la conclusiva
"Im Schoß der welken Blätter", emozionante nella sua semplice ed imbarazzante eleganza, sono esempi di una ispirazione fuori dai canoni standard, sono esempi, per tanto, della validità di un gruppo che scrive musica con orgoglio e passione, dando dimostrazione che il black metal sa, ancora, farti provare brividi di piacere...
Già, black metal.
"Bannstein" è questo: è black metal germanico, cantato in lingua madre e quindi coraggioso, iconoclasta, in grado di fare propria la lezione dei maestri del Nord e di incanalarla nel solco della propria, dirompente, personalità.
Una personalità che porta gli
Eïs a confermare un ruolo di regale predominanza nella scena teutonica, ed in quella europea in genere, del black metal, consentendo loro di incidere un album violento, maestoso, sottilmente ricercato, splendido nella sua veste grafica (per una esperienza sensoriale completa) e malinconico in quella lirica, un album che si candida, con forza, ad essere uno dei migliori usciti non solo quest'anno ma negli ultimi tempi nel panorama dell'estremo.
Vi consiglio, fortemente, di comprare
"Bannstein", magari nella lussuosa versione "libro", ascoltarlo mentre fuori spira il vento che si amalgamerà con le note, di notte, lontani dal mondo circostante e soli: toccherete con mano la magia della musica e la forza dell'emozione.
Ancora una volta enormi.