Il dizionario della lingua italiana ci insegna che la tricotomia è una “divisione in tre parti” di qualcosa, oltre che la rasatura pre-operatoria, ma di quello ne parleremo in altra sede. Nel caso della band toscana, attiva da qualche anno sulla scena nazionale, tricotomia è piuttosto la fusione di tre elementi differenti tra loro in stile e generi musicali d’appartenenza, fusione volta alla creazione di qualcosa di unico e speciale.
E in effetti quella dei
Tricotomia è una proposta musicale davvero interessante, che spazia dal cantautorato a un indie rock molto “leggero”, che mi ha ricordato parecchio quello dei conterranei Malfunk, per chi se li dovesse ricordare. Apprezzatissima e riuscita la scelta di cantare in italiano, caratteristica che rende i brani dei toscani facilmente assimilabili e decisamente canticchiabili. Graffiante e incisiva la voce di
Lorenzo Malatesti, ottimo il lavoro alle chitarre dello stesso Malatesti e precisa la sezione ritmica formata da
Maurizio Spagli e
Luca Pasquinucci.
Spero vivamente che i
Tricotomia non si snaturino e continuino sulla strada tracciata finora, certo complicata ma quantomeno diversa dalle solite, banali proposte “rock” italiane.
Quoth the Raven, Nevermore..
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