Hacride - Deviant Current Signal

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2005
Durata:39 min.
Etichetta:Listenable
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. HUMAN MONSTER
  2. TYPO
  3. THIS PLACE
  4. POLARITY
  5. FLESH LIVES ON
  6. PROTECT
  7. COLD (DEMO VERSION)
  8. DOWN (DEMO VERSION)

Line up

Non disponibile

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I francesi Hacride, qui al debut album, hanno un viscerale amore per i Meshuggah, e ciò non è male, soprattutto se si pensa che gli Hacride amano soprattutto il periodo di “Chaosphere” della band di Umea, il che non sarebbe stata la stessa cosa se avessero amato l’ultimo, mediocre, “Catch 33”.
Gli Hacride sono così amanti dei Meshuggah che addirittura suonano più “swedish” degli svedesi stessi. Infatti sebbene il sound sia di marca “cibernetica”, gli Hacride non dimenticano massicce dosi di metallo più ordinario, anche se a farla da padrone sono tempi intricati, riffing serrato, claustrofobia e brutalità a tonnellate.
I pezzi sono tutti molto strutturati e lunghi, non è bandita la melodia, la quale però rimanda più a bands come Mnemic, Textures e Strapping Young Lad. Questo perché le aperture melodiche hanno un flavour più “spaziale”, più “felice”, e non eccedono in contorsioni soniche degne di uno schizofrenico, come avviene nei Meshuggah invece. Si diceva anche della claustrofobia, che raggiunge buoni picchi d’intensità, anche se non siamo, manco lontanamente, dalle parti di “Chaosphere”.
Pezzi come “Typo” e “Flesh Lives On” sono dirette, ma al tempo stesso non immediate, colpiscono duro quando serve, ma in genere preferiscono strade arzigogolate per prendere il cervello dell’ascoltatore. Ottima la produzione, anche sulle due ultime tracks, “Cold” e “Down”, le quali vengono dal precedente demo “Cyanide Echoes”, e che suonano certamente più grezze, ma anche più brutali. Interessate anche l’intermezzo con sax di “Protect”.
La scena francese si conferma come una delle più attive e delle più valide e, nell’anno in cui Meshuggah mostrano segni di cedimento, c’è certamente bisogno di bands come gli Hacride. Decisamente promossi.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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