Nel corso degli anni, Tarja Turunen ha avuto una carriera artistica piuttosto altalenante, caratterizzata sia da episodi non propriamente memorabili (“Henkäys Ikuisuudesta”, “My Winter Storm”) che da opere di assoluta magnificenza (“Beauty And The Beat”, “Colours In The Dark”). A distanza di pochissimi anni dalla sua ultima release, la soprano finnica dà finalmente alle stampe un’opera tenuta finora nascosta nel cassetto e proposta parzialmente in alcuni live passati. Si tratta di “Ave Maria En Plain”, una raccolta che, come lo stesso titolo suggerisce, rende omaggio al celebre canto sacro (salmo), qui reinterpretato dalla stessa Turunen in più chiavi diverse. Era quasi scontato aspettarsi un album completamente dedicato alla musica classica, ma quello che sinceramente mi aspettavo era più un assortimento di brani diversi, non una sequela di “Ave Maria” che saranno sì belle, ma così proposte tutte in fila “regalano” il classico effetto rosario.

Registrato nella chiesa luterana Lakeuden Risti Church di Seinäjoki, questo nuovo lavoro discografico presenta un sound molto più organico dei precedenti album: infatti, la scelta della cantante di rinchiudersi in una location così inaspettata e così mistica ha donato al platter un’atmosfera eterea, sublime, sognante. Durante l’interezza dell’album, la Turunen si cimenta in un’interpretazione molto più intima e sentita rispetto ai lavori passati e regala una performance così intensa tanto da regalare brividi lungo la schiena già con l’iniziale “Ave Maria” di Tosti.

Per assaporare al meglio questo disco, tralasciando il credo religioso personale, bisognerebbe lasciar da parte i pregiudizi e far sì che sia la musica a parlare. “Ave Maria En Plain” è un disco che necessita di un ascolto ricercato, poiché necessita della giusta attenzione. L'album è strutturalmente molto completo e i gli arrangiamenti e la performance della Turunen meritano una menzione speciale anche perché, nonostante il suo background classico e operistico, non è da tutti riuscire a cimentarsi in pezzi simili.

Certamente, quest'opera sarà vista dai più scettici come l'ennesimo tentativo della cantante di tenere alti i riflettori su di lei, ma quelli che hanno sempre seguito la sua carriera e l'hanno sempre supportata durante gli anni apprezzeranno certamente questo tentativo e andranno ad accaparrarsi quanto prima la copia personale da tenere sullo scaffale come un cimelio mistico. Un buon album che, ancora una volta, mette in luce le piene potenzialità di un'artista che, purtroppo, viene ancora etichettata come “l'ombra dei Nightwish”, ma che in realtà ha sempre dimostrato di essere una vera artista a 360°.