Copertina 7

Info

Anno di uscita:2015
Durata:56 min.
Etichetta:Scarlet Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. CHANGING BLOOD
  2. DANGER ZONE
  3. BROKEN
  4. ALL AND MORE
  5. THE FACE I WEAR
  6. TO THE MOON AND BACK
  7. BRINGERS OF HATE
  8. THE LIGHT
  9. PIECE OF CLARITY
  10. BEFORE I DIE
  11. SLOWMOTION K US

Line up

  • Terence Holler: vocals
  • Rudj Ginanneschi: guitars
  • Eugene Simone: guitars
  • Alessio Consani: bass
  • Raffahell Dridge: drums

Voto medio utenti

A distanza di neanche un anno, tornano i toscani Eldritch con un nuovo lavoro. Il quintetto si è sempre distinto per produzioni di ottima qualità sin dall'esordio discografico datato 1995, quindi ci troviamo ad una sorta di anniversario, essendo da vent'anni che questa band ci delizia con buone composizioni, anche se a dire la verità la band si è formata addirittura nel 1991.

Impossibile non ricordare lavori come “Headquake” o “Ill Nino”, due validi esempi di come la musica italiana possa competere a grandi livelli senza nessuna sorta di timore, vista la qualità degli album, merito anche di un talentuoso -e personalmente ancora oggi rimpianto- Oleg Smirnoff.

“Underlying Issues” è un lavoro complesso, non di facile assimilazione che ha bisogno di ripetuti passaggi per vincere la sfida con la vostra memoria e rimanere in testa, per poi quindi venire canticchiato nei successivi ascolti. “To The Moon And Back” risulta essere il primo brano vincente del lotto, quello che al secondo ascolto viene semplice cantare insieme al singer Holler.

Dopo i ripetuti ascolti che questo genere di musica richiede, riesco ad apprezzare le varie sfumature di questo album. L'alternarsi di momenti tranquilli con impennate improvvise è una costante che si ripete un po' ovunque. “The Light” possiede una melodia ed una carica vi intrappolerà. “Piece Of Clarity” è un brano decisamente pesante con una pregevole parte di batteria.

Gli Eldritch riescono ancora una volta a stupire ed a confezionare un buon prodotto, al passo con i tempi pur mantenendosi saldi alle proprie radici/trademark. Un album molto improntato sulle chitarre (“Slowmotion K Us”) e dove le tastiere spesso hanno un ruolo marginale, ma non per questo non riescono a ritagliarsi qualche spazio, anche se solo come tappeto musicale (“Danger Zone”).

Pur apprezzando le qualità tecniche e compositive degli Eldritch, ho sempre fatto fatica a trovare le linee melodiche senza capire se era un mio problema personale o se è un dato oggettivo. La qualità di quest'album è palesemente elevata ma la poca immediatezza delle linee melodiche rimane un qualcosa che può mettere in difficoltà anche l’ascoltatore più preparato.
Recensione a cura di Andrea Lami

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 08 nov 2015 alle 01:31

Pur essendo un grande fan della prima ora degli Eldritch confesso a malincuore che il precedente album mi aveva lasciato un po' con l'amaro in bocca a causa di un'ostentata ricerca di linee melodiche di facile presa (mai banali ci tengo a precisarlo) relegando in secondo piano la componente più progressive della loro musica presenteinvece in maniera massiccia in "The Gaia of Legacy". A mio avviso la band in questa nuova fatica discografica ha trovato la quadratura del cerchio facendo convivere in perfetta armonia le trame complesse che da sempre caratterizzano il loro sound con un'immediatezza di fondo rappresentata dalle linee vocali. se proprio devo trovare il pelo nell'uovo potrei dire che un maggiore spazio e risalto agli inserti tastieristici avrebbe rappresentato un ulteriore valore aggiunto per questo CD ma forse adesso sto chiedendo troppo...

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