“
Squadra che vince non si cambia” … è un famoso assioma che, sebbene per qualcuno appaia ormai superato (ad Allegri fischieranno le orecchie?), nello
sport ha spesso dato degli ottimi risultati.
Ebbene,
Magnus Karlsson, affermata celebrità del
metal melodico internazionale, deve essere uno di quegli “allenatori in campo” che non amano molto i rischi, dacché dopo i buoni riscontri ottenuti dal debutto, per questa seconda prova dei suoi
Free Fall ripropone, se non proprio gli stessi effettivi, almeno la medesima formula espressiva, “rastrellando” una bella fetta del
gotha della fonazione modulata e inducendola ad applicarsi sulla consueta miscela di
power,
class-metal,
AOR e
hard rock partorita dalle sue sagaci sinapsi cerebrali.
L’effetto è tanto prevedibile quando godibile, soprattutto perché
Karlsson è davvero un valente compositore (e un musicista sopraffino, pure) e riesce a sopperire a quel fastidioso senso di “programmazione” e di manierismo con una qualità nelle stesure di livello superiore.
Il resto lo fanno cantanti straordinari (con lo stesso
Magnus che riesce a non sfigurare al loro cospetto) in un “
Kingdom of rock” che non riserva “sorprese” e ciò nonostante assicura dosi cospicue di godimento
cardio-uditivo a tutti gli estimatori di Rainbow, Pretty Maids, Royal Hunt, Masterplan e Stratovarius.
Non è semplicissimo segnalare i momenti migliori di un programma costruito in maniera abbastanza varia, capace di solcare “scientificamente” buona parte delle sfumature del genere, e allora diciamo che personalmente sono rimasto assai impressionato da brani più “leggeri” come “
No control”, "
I am coming for you”, “
Never look away” e “
A heart so cold”, mentre, al di là della loro perfezione formale, mi hanno convinto meno la
title-track del disco, “
Out of the dark” (belle, comunque, le linee vocali vagamente Meine-
sche di
Jakob Samuel dei The Poodles …), “
Angel of the night” e la sinfonica “
The right moment”, “roba” un po’ troppo
scontatella per garantire l’attenzione sulla lunga distanza.
Non male, poi, l’ardore celtico di “
Another life” e la melodrammatica digressione Sabbath-
iana “
When the sky falls”, anch’essa poco sorprendente e tuttavia carica del
pathos (merito anche dello “specialista”
Tony Martin …) necessario a non rendere l’operazione una sterile forma parodistica.
Se però mi chiedete qual è il pezzo “manifesto” dell’albo,
beh, forse la mia scelta ricadrebbe su “
Walk this road alone”, un frammento sonoro dal notevole
grip emotivo, nonché la dimostrazione che anche da “solo” il nostro ha i mezzi per conquistare l’accesso alla
Champions League del
rockrama contemporaneo … per aspirare alla vittoria finale occorrerà uno sviluppo del “gioco” maggiormente intraprendente e istintivo ma
Magnus Karlsson rimane un “avversario” di tutto rispetto per ogni pretendente al titolo.