E’ inutile girarci intorno a volte. L’HEAVY METAL è questo. Anni fa quando lessi per la prima volta la recensione di Gianluca di “Legacy Of Kings” degli Hammerfall, lui diceva le stesse cose di quel disco, i veri defender vogliono quella musica, vogliono le spade, i draghi, i laghi di fuoco e vogliono sentire la vera attitudine, quella sana cafonaggine che solo certo tipo di power sa dare ed io mi trovai in perfetta sintonia con quelle parole. A distanza di quasi 18 anni da quella recensione, “Legacy”, però è rimasto praticamente insuperato.
Perché questa introduzione? Perché nell’anno di grazia 2015, mentre il mondo, purtroppo sembra ancora una volta incanalato verso un periodo di storia oscuro, 5 ragazzotti australiani tirano fuori una produzione totalmente autoprodotta di power metal, che guarda in modo speculare a quanto prodotto dal genere dal 1997 al 1999, gli costruisce un art work veramente spettacolare e riescono a stupirmi allo stesso modo degli Hammerfall di allora. Ma attenzione i
Silent Knight non sono affatto una copia degli Hammerfall, possiedono un maggiore impatto e forse un temperamento più americano che nord europeo, ma l’attitudine e la cafonaggine c’è tutta ed in pieno. Ecco se volessimo proprio tracciare un paragone, immaginate questo disco come una perfetta sintesi tra il sopracitato “Legacy of Kings” e “Bound By Metal” degli immortali Wizard. Un’introduzione e poi 8 bombe di HM sparate in faccia al povero ascoltatore che non può far altro che annichilire davanti a tanta abbondanza, con una sezione ritmica veramente al fulmicotone e molto fantasiosa, un operato delle due asce da antologia, sia per quanto riguarda gli incroci che in sede di assolo e sopra a tutto questo si staglia la voce di
Jesse Onur Oz che se la strilla e se la urla che è veramente un piacere. Paradossalmente la qualità è cosi elevata che solo dopo il secondo o il terzo passaggio si riesce ad ottenere la piena consapevolezza della qualità incredibile del disco. Scegliere una traccia da segnalarvi è veramente difficile, certo che la title track ed anche vera opener del platter insieme alla somma pedalata di
“Power Metal Supreme” sono realmente il bignami del power metal ai massimi livelli possibili, ma anche l’epicissima
“The Ravens Return” con un finale da antologia è da segnalare senza indugio, come del resto l’iper vitaminizzata
“The Strike of the Sword”, dove rivivono in un attimo i più aggressivi Gamma Ray e dove i nostri costruiscono uno stacco d’atmosfera centrale a dir poco notevole. Se volessimo proprio cercare il difetto, direi che manca la ballad d’ordinanza e la conclusiva cover di
“The Final Countdown” degli Europe poteva essere fatta in modo migliore.
Questa volta non la voglio fare lunga, c’è poco da dire, è POWER METAL per true defender, o lo sia ama o lo si odia, non ci sono tastiere ma tanta cafonaggine e grezzezza. Se andate alla ricerca di questo, avete trovato il paradiso terrestre. Corna in alto, il Metal è vivo più che mai, mentre il mondo muore.
A cura di Andrea "Polimar" Silvestri
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