Una vera e propria "multinazionale" riunita attorno all'ex frontman dei Darksky e Nightpride, Bruno Kraler (all'attivo il cd omonimo cantato in italiano nel '94 e "X-over nel 2002): Rachel Bolan (basso, Skid Row), Alex De Rosso (chitarre, Dokken), Fredrik Bergh (tastiere, Street Talk),Paolo Morbini (Exilia, batteria), con le session di registrazione che hanno avuto luogo negli studi di Padova, Brunico, Monaco e produzione con mixing finale in USA ad opera di Michael Wagener (Dokken, Ozzy, Accept, Alice Cooper), un team ideale affinché Bruno possa in qualche modo ricreare un sound hard melodic rock anni ì80 combinato con elementi più moderni in modo da ottenere un prodotto che possa piacere sia al mercato europeo che a quello americano.Dopo un breve ed alquanto inutile intro strumentale di tastiere il "Brunorock" sound si esprime al meglio nell'up-tempo "It's all been done 4 me", tipico brano di european melodic rock con refrain orecchiabile e corale, il gran lavoro di drumming caratterizza la più aggressiva e diretta "Now dies the truth", atmosfere più drammatiche in stile hard anni '80 con il refrain corale che innalza di molto il ritmo e gran lavoro di chitarra in "Pray for the rain". "Let me be the one" è una classica ballad acustica impreziosita di cori dolcissimi il ritmo si rialza con "Castaway" e la quasi anthemica "Take the trophy", si torna al rock melodico radiofonico con "Hard working day"con il classico catchy refrain corale, "No more promises" si segnala per la splendida melodia presente nel refrain ed il meraviglioso solo centrale di De Rosso. "One way one life"è a metà strada tra la ballad acustica ed il melodic rock-west coast, ma ecco che, memore dei suoi trascorsi canori in italiano, Bruno ci regala con "La fonte dei sogni" un sempre più raro esempio di hard rock melodico che tempo fa trovava in Enrico Ruggeri il suo unico cantore, facendogli vincere anche un festival di Sanremo con "Mistero".
Cosa sarebbe di un brano come questo se fosse presentato nella più grande manifestazione musicale italiana non lo sapremo mai, troppo intenti ad occuparci di fighetti alla Paolo Meneguzzi o alle tanto strombazzate promesse e nuove proposte che immancabilmente sprofondano dopo pochi mesi nell'anonimato (solo i più fortunati riescono ad entrare in qualche squallido reality come "Music Farm"), se posso dare un consiglio a Bruno è di continuare su questa strada perché, cantando in inglese, la sua proposta sebbene valida e personale, rischierebbe di passare troppo inosservata.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?