Grandi passioni. Grandi pulsazioni. Grandi obiettivi quelli che si prefissano i
Dark Passage, formazione sabauda dai recenti natali ma tra le cui fila militano musicisti che nel tempo hanno già accumulato diverse esperienze.
Certo, l'intento di coniugare il mood melodico ed epico di gruppi come Iron Maiden e Judas Priest con l'approccio teutonico di Accept e Grave Digger e le stilettate thrash di Metallica e Megadeth, non è un compito facile e sicuramente non è "cosa" che riesce al primo tentativo. Tuttavia con la loro prima incisione i
Dark Passage suscitano buone sensazioni e lasciano intravedere spazi per ulteriori e possibili miglioramenti.
Lasciata scorrere l'interlocutoria introduzione dal titolo
"March of the Clans", tocca a
"Winter Comes" portarci a contatto con il primo di una serie di brani dalla ritmica marcata e dal passo spiccatamente ottantiano, che tutto sommato tengono fede alle premesse iniziali della stessa band. Seguono poi
"The Garden of Lilith" con il suo bell'arpeggio iniziale che ben presto cede spazio ad un cavalcare tipicamente maideniano e quindi a
"Out this Misery", anche questo caratterizzato dai chiaroscuri tra i momenti maggiormente melodici (più che altro a livello corale) e quelli serrati. Più che discreta, sinora, la prova complessiva dei
Dark Passage, anche se il il cantante (e bassista)
Giovanni Lauria, che può ricordare il buon Blaze Bayley, deve ancora lavorare per migliorare la sua prova sulle parti più alte che, come nel caso di
"The Garden of Lilith", lo mettono un po' in difficoltà. Nessuno sbandamento comunque sulla più quadrata
"Dreams of War", forse la canzone più rappresentativa di tutto
"Sounds from the Passage", e nemmeno sulla conclusiva
"The Hanged Man" che dell'EP si rivela l'episodio maggiormente maideniano.
Più luci che ombre... e per ora si può già essere soddisfatti - ma non appagati - così.
You want it all, but you can't
read it
It's in your face, but you can't
read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the
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