Sebbene siano di Trondheim e suonino black metal, i
Saligia, monicker che nasce dall'unione delle prime lettere dei sette peccati capitali, ci offrono del genere una interpretazione piuttosto lontana dagli stilemi tipici della loro nazione.
Per intenderci: in
"Fønix" non troverete riferimenti a Darkthrone, Burzum e compagnia delle chiese bruciate, quanto, piuttosto, un'amalgama di influenze differenti che spaziano dal doom settantiano al crust punk, dall'extreme metal dei primi anni '80 a vaghi sentori "classic", il tutto diluito in cinque brani molto lunghi, il più breve supera i sette minuti, che si basano, cosa molto inusuale per il genere, sul suono potente e "slappato" del basso e sulle vocals del leader
Ahzari il quale sceglie un approccio rabbioso che allo scream esasperato sostituisce un tono medio, a volte "teatrale", di sicuro impatto e vicino, spesso, a quello di Bjørn " Aldrahn" Denker dei Dødheimsgard.
In quanto a originalità della proposta, dunque, i
Saligia non fanno certo difetto e tale caratteristica si riversa, inevitabilmente ed in modo positivo, sulla qualità della loro musica che risulta oscura, ossessiva, tagliente e dal sapore psichedelico per via delle lunghe fughe strumentali che chiudono tutti i brani consegnandoci un album, il terzo dei Nostri, certamente da ascoltare per la sua fortissima personalità e per la cura, sia strumentale che in fase di arrangiamento, che è possibile cogliere nelle sue trame e nei suoi validi inserti melodici.
Se siete stanchi dei "soliti" nomi dell'estremo norvegese, vi consiglio di dare un ascolto ad un gruppo che ha qualcosa da dire.
Qualcosa di interessante.
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