Nuovo lavoro per i veterani spagnoli Los Suaves, un tempo definiti i "Motorhead della Galizia" ma ora avviati verso un ben più placido e melodico hard rock tradizionale. Rispetto al precedente album ("Si yo fuera Dios") il loro sound si è ulteriormente ammorbidito e sono state limate le residue asperità che caratterizzavano i brani più aggressivi e metallici. Adesso i Los Suaves sembrano più vicini al cantautorato rock che non all'assalto heavy, sviluppando estese e rifinite ballate che vanno dai mid-tempo agrodolci con melodie adulte, intense e radiofoniche (title-track, Noches del long play, La ultima cancion) fino ai classici temi acustici intimi e passionali (No me pesa, Deja de llorar), canzoni nelle quali trovano risalto soprattutto la virile voce alla nicotina del leader Yosi ed i puntuali assoli di chitarra, talvolta particolarmente lunghi ed articolati (No le grites, Piensan)
Un profilo serio e tranquillo che in alcuni momenti ricorda gli Scorpions senza la componente metal. Rare le deviazioni dalla linea principale, giusto un grazioso blues acustico (Burro cansado blues) ed un paio di covers tra le quali si segnala il vecchio brano del '65 dei Los Cheyenes (No llegaste a mi), equivalente iberico dei nostri vari Corvi, Rokes, ecc.
L'impressione è che il gruppo punti sempre più decisamente al mercato nazionale, dove infatti l'album ha ottenuto subito un buon successo, sensazione che deriva dall'imponenza e dall'accuratezza delle liriche in spagnolo, che in pratica rappresentano l'elemento portante e fondamentale dell'opera. Testi riferiti ad episodi di vita quotidiana, problematiche personali e spicciole, drammi nei quali tutti si possono riconoscere come la perdita di un caro amico o il crollo rancoroso di un matrimonio.
Per completare il discorso, la bella confezione del disco prevede anche un mini-dvd con tre brani live, quindi un prodotto corposo e completo.
Musicisti esperti, i Los Suaves hanno scelto di seguire una strada molto meno rocciosa di analoghe formazioni conterranee, ad esempio i Sex Museum o i Mermaid, però sono limitati da una prolissità troppo marcata e tutto sommato ingiustificata. Pur riconoscendo loro la capacità di scrivere piacevoli ballate è molto meno convincente il rito di trascinarle stancamente per minutaggi insostenibili, aggravato dall'assenza di fasi più dinamiche e grintose, che rende il tutto piuttosto pesante e monotono. Probabilmente i fans locali li apprezzeranno in particolare per l'aspetto dei testi, ma nel panorama internazionale i Los Suaves continuano ad essere una formazione non trascendentale e certamente non indispensabile.
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