Ok,
Ok … ascolti “
Would you like something fresh?” e inevitabilmente il primo nome che ti balena nella memoria è quello dei Van Halen, ma liquidare i
Mad Hornet come degli sbiaditi cloni del mito californiano equivarrebbe a fornire una chiave di lettura superficiale e ingenerosa dell’intera questione.
In questo disco, in realtà, a rivivere è un po’ tutta l’atmosfera edonistica e spensierata tipica degli anni ottanta, inserita in un contesto strumentale piuttosto variegato e ricercato, in cui melodie di “facile ascolto” non sono il risultato di un approccio “semplicistico” alla materia.
Insomma, se ricordate, oppure rimpiangete (o tutte e due le cose …) quell’immaginario all’apparenza così “frivolo” e sfrenato e vi affidate spesso a gente come Winger, Ratt, BulletBoys e White Lion per rinfrancarvi dalle convulsioni del terzo millennio, potreste trovare motivi d’interesse anche nel lavoro di questi prodi
rockers pugliesi, ritornati in azione dopo una classica “pausa di riflessione” durata ben sei anni.
Condizionati dai fatali limiti sonori di un’autoproduzione (comunque sufficientemente efficace) e da appena un pizzico di comprensibile “ruggine”, la formazione di Maruggio, ancora una volta “protetta” da simpatici pseudonimi (altra cosa molto
eighties …), ostenta in maniera assai piacevole le sue palesi passioni musicali, con
David Lee Roth e
Eddie Van Halen (del resto due seminali capisaldi della storia dell’
hard n’ heavy nei rispettivi ruoli), assieme al grande
Kip Winger, da considerare figure fondamentali di tali condivisibili sentimenti.
“
Your body talks” e l’egregia “
Dyin’ love” mescolano tensione e passionalità, “
Blue blood”, "
Free rock machine” e “
Game of death” fanno anche meglio grazie a strutture armoniche veramente avvincenti, “
Rise ‘n’ do it” e "
Pink pants school” graffiano e si dimenano come una sinuosa
lap-dancer, mentre “
Walking with you (In the afternoon)” e “
Roses under the rain” rivelano il lato maggiormente romantico del gruppo, non troppo sdolcinato, in ossequio ad una tradizione di virili
heartbreaker.
Una
cover, infine, di “
What is love” (un "tormentone"
dance del cantante trinidadiano
Haddaway … i più giovani la conosceranno forse solo per la sua presenza nel videogame
Saints row), conferma le buone doti interpretative dei
Mad Hornet anche in un’operazione in cui il rischio d’incappare nel manierismo
kitsch è sempre molto elevato.
Complimenti sinceri, dunque, a
Ken Lance (
Salvatore Destratis, davvero un ottimo chitarrista)
Mic Martini (
Mimmo Maiorano),
El Piamba (
Alessandro Saracino) e
Beats Frank (
Francesco Duggento) e un caloroso bentornato alla
band … come dissi ai tempi di “
Hot tarots”, grazie a gente come voi l’
hair metal è ancora vivo e peccato per chi frettolosamente lo considera un genere da
poser.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?