Durante il trionfale tour di supporto a “Don’t break the oath”, Hank Shermann, chitarrista dei Mercyful Fate, stanco di suoni ed immagine “satanica”, comincia a presentarsi sul palco in bermuda e maglietta da jogging (in aperto contrasto all’iconografia tipica della band) e a proporre a King Diamond di orientare le sonorità del gruppo a soluzioni più melodiche e commerciali (pare addirittura che avesse proposto al Re Diamante di far uscire il nuovo album con un lato improntato a questo “nuovo” approccio), determinando, di fatto, come conseguenza del prevedibile ed “indignato” rifiuto di quest’ultimo, la nascita nei Fate (e anche quella del progetto solista di King Diamond). E’ il 1985 e, sebbene le accuse di poserismo e di wimping out nei confronti di Shermann si sprechino da parte dei metallari “puristi” (e dotati di splendidi “paraocchi”) con relativa imputazione di tradimento della “fede metallica” e sciocchezze varie, l’album d’esordio della compagine fondata in collaborazione con il vocalist Jeff Limbo, il bassista e keyboard player Pete Steiner (a.k.a. Peter Steincke) e il drummer Bob Lance (a.k.a. Bjarne Holm, anche lui futuro membro del Fato Misericordioso), si dimostra un discreto esempio di melodic hard rock, ancora, però, contraddistinto da alcune ingenuità.
Immaturità assolutamente superata nel successivo “A matter of attitude” del 1986 (anch’esso recentemente ristampato dalla MTM), uno splendido esempio d’A.O.R. americano energizzato dalla carica e dall’equilibrio melodico tipico della scena scandinava.
Il seguente “Cruisin’ for a bruisin’” esce senza l’apporto di Mr. Shermann (a proposito di Hank, dopo il rientro nei ranghi dei Mercyful Fate, da segnalare anche i Force of Evil, che lo vedono come protagonista insieme ad altri componenti di questa sorta di “famiglia allargata” quali l’altra ascia storica dei Mercyful Michael Denner, lo stesso Holm, Hal Patino – bassista già con King Diamond – più il cantante degli Iron Fire, Martin Steene) e un nuovo sconvolgimento nella line-up porta a questo ottimo “Scratch’n sniff”, uscito originariamente nel 1990, quando il clamore suscitato dal fenomeno grunge monopolizzava l’attenzione di pubblico, mercato discografico e stampa specializzata.
Il momento innegabilmente propizio per la riscoperta dell’hard-rock degli anni d’oro consente di far riemergere dall’oblio anche questo abbastanza sconosciuto dischetto, che invece evidenzia una validità tutt’altro che trascurabile, espressa dal valore del nuovo singer Per Henriksen, molto adeguato al genere e alquanto espressivo e del guitarist Matthias Eklundh, il quale riesce nel difficile intento di non far rimpiangere il suo illustre predecessore.
La bellissima “Gotta have it all”, doppiata dall’altrettanto efficace “You’re the best” con il pregevole guitar work e le classiche armonie vocali made in Sweden, conduce a “Walk on fire” un eccellente esempio di hard cadenzato e melodia catalizzante nel rispetto dei crismi del genere.
“Freedom” svela il lato più romantico di Henriksen, con una ballata energica dalle belle trame corali, le tastiere di sottofondo introducono al funambolico chitarrismo di Eklundh nel ritorno a sonorità più grintose della travolgente “Won’t let you down” e chitarra e voce sono nuovamente protagoniste nell’anthemica “Larry”.
Molto bella anche “Good times coming”, discrete la “facilotta” “One by one” e “Surgeon in love” (curioso il coro nel break centrale), mediocre “Wanna be your lover”, mentre con il riff tagliente di “Think for yourself” si ritorna a livelli qualitativi piuttosto elevati.
Le due bonus, “Just a stranger” e “Don’t do drugs”, evidenziano caratteristiche comuni: andamento pesante e possente affiancato alle consuete abilità tecniche, ma l’intrigante tocco sleazy e la vulcanica prestazione collettiva, rende la seconda decisamente più elettrizzante.
Un lavoro (prodotto dallo specialista Tommy Hansen) che senza essere nulla di “miracoloso” si lascia apprezzare a pieno merito e il suo ascolto risulta essere assai godibile.
La reunion nel 2004 per un live show al festival “Deep Impact Open Air” di Monaco (con uno schieramento ancora una volta rivoluzionato) e le notizie di un nuovo album in arrivo, ci fanno intendere che il “fato” di questa formazione non si sia ancora del tutto compiuto … molto bene, perché di gruppi così, se manterranno i loro standard, ce n’è sempre un gran bisogno.
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