Finalmente giunge il secondo cd di Milan Polak, straordinario guitar-hero austriaco, che con "Dreamscapes" si conquista a pieni voti un posticino nel firmamento mondiale dei grandi della chitarra elettrica. Iniziato in età fanciullesca (13 anni) agli studi di chitarra, Milan rimase impressionato vedendo suonare il compianto Randy Rhoads, la passione che iniziò a nutrire per quel grande talento lo portò a dedicarsi anima e corpo alla teoria e alla pratica della chitarra. Frequentò prima lo Schubert Jazz Conservatory" e successivamente l'American Institute of Music (la risposta Europea al Berklee College), per poi diventare insegnante all'A.I.M. collaborando con grandi ed affermati musicisti come Frank Gambale, Shawn Lane, Deen Castronovo e Joey Tafolla. In seguito Milan Polak si è ritagliato in patria la fama di miglior chitarrista. La svolta arriva nel 1997 quando il famoso artista/cantante austriaco Falco chiama Milan alla sua corte. In questo periodo viene introdotto nel mainstream musicale facendosi un nome. Purtroppo la collaborazione con Falco dura poco più di un anno a causa della prematura scomparsa del cantante in un incidente stradale avvenuto nel Febbraio del 1998. Gli anni successivi vedono Polak impegnato come turnista. Nel 2001 esce il suo debutto solista "Guitar 2001" e nel 2004 partecipa al discreto progetto J.A.M. con Alessandro Benvenuti e Joel Rivard.
Quello che stupisce è che nonostante le sue precedenti collaborazioni non siano state così significative a livello tecnico-musicale, in questo album Polak stupisce per il suo suono fresco, innovativo, spontaneo e di grande impatto. Polak è un innovatore, un progressista della scena dell'instrumental guitar sound oriented. "Dreamscapes" vede la presenza alla batteria di Thomas Lang che si può descrivere in un'unica parola: un mostro! Polak suona tutti gli altri strumenti.
"Dreamscapes" inizia con una bomba musicale chiamata "Panic Room" in cui Polak fa sfoggio della sua incredibile tecnica senza mai perdere di vista la musicalità e la coralità della song: su ritmi quasi prog spara una serie di scale scintillanti (mai supersoniche) mischiando sapientemente prog-sound, neo-classico, fusion. "Girlfriends" è una song più pacata e riflessiva dove fuoriesce più che mai la freschezza del suo guitar-playng che ricorda molto lo Steve Vai di "Passion And Warfare" (il che non è poco...) ma delineando perfettamente un suo personale ed originale stile. Scale melodiche e sweep arpeggios che regalano una perfetta armonia alla song. Da maestro del legato qual'è non può far altro che emozionarci con il dolce lento "Dreamscapes" che denota anche la grande creatività ed il suo valido song-writing, grazie al quale il sound non è mai noioso e/o ripetitivo. Le linee chitarristiche di Polak sono in questa song più vicine al Jason Becker più ispirato.
La completezza di Polak non ha sbavature visto che riesce continuamente a stupire: è il caso di "Spanish Romance", stupendo ed indimenticabile pezzo di flamenco eseguito con la chitarra classica su una magistrale base di percussioni ad opera dello strabiliante Thomas Lang. "Quicksilver" vede Polak alle prese con un ritmo più hard rock-blues oriented sulla scia di Satriani a cui un po' fa il verso, eseguendo scale catchy, svisate da urlo e scale di armonici dando sfogo a un connubio di energia ed allegria, in contrapposizione con la successiva "Slowgold", song riflessiva che gioca su refrain melodici e open sweep alla Neil Zaza.
Song by song "Dreamscapes" convince sempre di più e la qualità delle songs rimane sempre alta, dalla incalzante e vigorosa "Joyride" (che incontra il Satriani style) all'acustica rock "4 A.M." (quest'ultima sembra uscita dalle preziose manone di Johnny Hiland). In "Ground Zero" sembra quasi di ascoltare Jason Becker per la tecnica, l'intensità musicale e la freschezza del suono: nei suoi soli tre minuti di durata quello che ti rimane dentro è passionalità allo stato puro. Prima di lasciarci Polak ci regala ancora una perla di heavy guitar playing con "Straight Ahead" un momento di magia con "Sometimes I Still Miss You", song che ricorda molto per la sua armonia lo stile di Neil Shon .
Con questo album Milan Polak si conferma artista eccezionale dalle immense qualità tecnico-compositive, il suo sound è, a mio parere, qualcosa di assolutamente nuovo nella scena, così come la sua tecnica frizzante tecnica.
Se amate l'energia di Joe Satriani, l'istrionismo di Steve Vai, la musicalità di Neil Zaza, la tecnica di Randy Rhoads, la spontaneità di Jason Becker e il funambolismo di Eddie Van Halen ... fate vostro questo album!
La musica di Milan Polak si illumina di luce propria.
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