Con questo concept album
“Voices from the Ocean”, tornano sul panorama musicale i toscani
Norhod. La musica che ci propongono è sostanzialmente un metal sinfonico nel quale confluiscono vari altri generi tra cui gothic, power e qualche spruzzatina di death. I brani si diversificano musicalmente tra loro e quindi per una visione più accurata procederò con un’analisi traccia per traccia. Dopo la breve intro
“Storm” è la volta di
“Endless Ocean”, un bel pezzo sinfonico in stile gothic, con la classica doppia voce: maschile in growl e femminile su toni alti. Rispetto al classico gothic questo brano presenta una continua orchestrazione sinfonica che fa da sottofondo al brano, quando si alternano le voci dei cantanti o durante gli assoli di chitarra, e riempie musicalmente il brano, con belle soluzioni soliste, negli altri frangenti.
“The Abyss of Knowledge” è una traccia che ricorda i
Nightwish del periodo di
Tarja Turunen sia per l’impostazione vocale che la vocalist
Clara Ceccarelli ha in questo brano, che per le parti di tastiera che in moli frangenti ricordano le partiture di
Tuomas Holopainen. Non si tratta assolutamente di alcun plagio, il brano è originale e anche molto bello. Con i
Nightwish ho solo voluto dare un termine di paragone musicale calzante per orientare l’ascoltatore sulla tipologia musicale della traccia.
“July Rain” si discosta dal resto del disco poiché è un brano molto più lento e prevalentemente acustico. Questa traccia mette in evidenza soprattutto la bravura della bella cantante
Clara Ceccarelli che, su un tappeto di note di chitarra acustica e piano, ha modo di esprimere le proprie doti canore su varie tonalità, duettando anche con la voce maschile in clean vocals del guest vocalist
Francesco Cavalieri dei
Wind Rose. Il finale della traccia è invece un trionfare di note di tastiera.
Con la traccia seguente
“Bleeding Path” si cambia decisamente registro. L’inizio del brano è decisamente death metal con una stupenda voce in growl su toni ultra bassi che farebbe pensare quasi a un brano brutal death se non fosse per le orchestrazioni sinfoniche e la comparsa della voce femminile che questa volta è potente per contrastare i growls emessi su suoni in bilico tra death, power e progressive metal. Brano molto bello, forse il migliore per il sottoscritto. Lodevole il lavoro della sezione ritmica composta dal bassista
Matteo Giusti e dal batterista
Francesco Aytano.
Un momento di breve relax ci viene concesso con le note di piano dell’inizio della dolce
“Son of the Moon (A Moon Tale - Part VI)”. Questo brano alterna parti molto soft dove il pianoforte e la dolce voce di
Clara ci trasportano su lidi tranquilli, inframmezzate da parti più veloci cantate in growl; il tutto è condito dalle note di chitarra e dalle solite orchestrazioni ben concepite. La traccia in questione continua il concept di
Arianrhod ed è la continuazione dell’opera
“A Moon Tale” iniziata nel precedente album
“The Blazing Lily”.
Con un inizio sinfonico,
“Farthest Dream” è una cavalcata veloce di note di chitarre e tastiere sulle quali, le possenti ugole di
Clara e
Giacomo cantano quasi per tutto il brano all’unisono in una sinergia di voci che, pur essendo estremamente diverse per tonalità, si fondono alla perfezione pur rimanendo entrambe facilmente udibili e distinguibili.
“Last Chant” chiude questo bellissimo disco, ma questa volta l’ultimo canto non è cantato da un uomo o da una sirena, ma dal suono delle onde del mare che si infrangono sulla riva dove ha fine l’oceano stesso e con questo strumentale, che inizia e termina con il suono delle onde del mare, termina questo disco che ha come concept proprio l’oceano.
I punti vincenti di questo disco sono tanti. Sicuramente le orchestrazioni sinfoniche di
Michele Tolomei sono un caposaldo del progetto
Norhod. Le parti di tastiera e le orchestrazioni sinfoniche sono di alto livello, molto curate sia nelle parti soliste che negli arrangiamenti e non coprono, anzi esaltano, le parti di chitarra di
Giacomo Vannucci e
Andrea Stefani che sono fondamentali per le sonorità metalliche che deve avere una metal band che si rispetti.
La sezione ritmica è precisa e tecnicamente ineccepibile, i suoni della batteria sono molto curati e anche sui tempi veloci si distinguono benissimo. Ottima la varietà dei cambi di tempo e la continua alternanza degli schemi che rendono i brani mai ripetitivi.
La voce di
Clara è dolce, chiara e soave e quando occorre sa essere anche acuta e potente. Con lei i
Norhod si sono garantiti quello che occorre alla loro musica, senza dove ricorrere sempre alle voci da soprano che ormai sono divenute anch’esse ripetitive in quest’ambito metal.
Anche la voce maschile in growl di
Giacomo Casa è decisamente convincente e si amalgamata perfettamente sia con la voce femminile che con la musica dei
Norhod.
Pertanto
“Voices from the Ocean” si dimostra essere un ottimo disco sotto tutti i punti di vista. I Norhod sono un patrimonio italiano che può confrontarsi a fronte alta e senza alcun dubbio con i mostri sacri stranieri del genere. Bene hanno fatto i responsabili dell’etichetta italiana
WormHole Death a non farsi sfuggire questi artisti italiani che ben presto diverranno internazionali.