Tempo d'esordio per i milanesi Relaypse, formazione che aveva già mostrato buone potenzialità con il demo uscito circa un anno fa.
A testimonianza della validità di quel lavoro, ritroviamo tutti i suoi quattro brani riproposti in quest'album, naturalmente in versioni leggermente più rifinite. Dunque il gruppo conferma le proprie scelte stilistiche, le quali prevedono un metal di chiaro indirizzo moderno con evidenti richiami ai soliti Pantera, Machine Head, soprattutto System of a Down per l'impostazione vocale, ma i lombardi riescono a bilanciare l'aspetto derivativo con una buona capacità di personalizzare e vivacizzare le proprie canzoni. Si tratta di piccoli aggiustamenti, minimi sconfinamenti in un territorio più puramente rock, utili ad allontanare la sensazione di monolitica monotonia urlata che spesso riscontriamo in lavori di questo genere.
Non mancano certamente i classici episodi nu metal blindati e schiacciasassi dall'incedere meccanico, vedi "I try","Autolove" o la cadenzata e bellicosa "Lost for the victory" non a caso prestata alla Federazione Italiana Wrestling come sigla ufficiale, ma incontriamo anche soluzioni di tipo diverso ben inserite nel contesto generale. E' il caso della title-track dal ritornello un po'ruffiano ma efficacissimo, oppure dell'ottima e già nota "Go away" con la sua fase iniziale liquida e rilassata, ed ancora l'intricata "Devon" e la divertente stravaganza danzereccia di "Discotheque", tutti validi esempi di come si possa coniugare potenza e rabbia metallica con un songwriting non asfittico e sempre uguale.
Grazie a questa buona varietà d'idee i Relaypse riescono nell'impresa di realizzare un disco allo stesso tempo massiccio e godibile, confermando in pieno le aspettative che avevamo su di loro e costruendo una solida base per gli sviluppi futuri, da seguire con grande interesse.
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