Sono perfettamente consapevole che il
rock n’ roll, ormai “vecchio e stanco”, per assicurare la continuità della specie non possa proprio fare a meno di attingere sempre più spesso alla sua gloriosa storia, ma in tutta onestà non avrei mai immaginato che uno dei
trend musicali del terzo millennio potesse riguardare forme esoteriche di
psych-doom pilotate da una voce femminile.
Una “sorpresa” molto piacevole, invero, dacché ritengo The Devil’s Blood, Purson, Blood Ceremony e Jex Thoth (e qui è doveroso citare anche i Rise and Shine, in qualche modo “anticipatori” del fenomeno …) gruppi capaci di andare oltre una didascalica fusione tra
Sabs, Coven, The Doors e Jefferson Airplane, intridendo di attitudine e di tensione espressiva quegli insegnamenti tanto autorevoli quanto “impegnativi”.
Ebbene, alla luce del contenuto di questo “
Second psychedelic coming: the aquarius tapes” mi sento di annoverare anche i finlandesi
Jess And The Ancient Ones tra le
band in grado di “sopportare” un’eredità così gravosa e di trasporla con la giusta intensità anche nel pragmatismo e nelle frenesie del vivere contemporaneo.
L’approccio alla materia esibito dagli scandinavi è, infatti, parecchio interessante … combina brandelli di
catchiness (ascoltare, ad esempio, il vischioso
refrain di “
In levitating secret dreams” o le pulsazioni di “
The equinox death trip”, una sorta di The Black Keys in acido) con un
mood visionario e ricco di sfumature sonore (emblematica in tal senso la camaleontica
suite dagli accenti Floyd-
eschi “
Goodbye to virgin grounds forever”, per quanto mi riguarda una dimostrazione evidente delle qualità non comuni dei nostri) e finisce per conquistare l’astante sconfiggendo pure qualche residua perplessità dovuta a un pizzico di manierismo e a taluni (sporadici) passaggi musicali non esattamente attanaglianti.
Un risultato a cui contribuisce fattivamente l’ugola ammaliante e ipnotica di
Jess, un’alchimista veramente abile nel tramutare il suo canto, edificato sugli evocativi tracciati fonici di
Grace Slick e
Jinx Dawson, in una litania di dolce, oscura e magnetizzante intensità.
Il resto lo fanno atmosfere sinistre e
sixties (“
Samhain”, una
roba che piacerebbe anche a
Rob Zombie …), vibrazioni Hendrix-
iane (“
The flying man”), maliose e ataviche celebrazioni rituali (“
Crossroad lightning”), frammenti di liturgica psichedelia ("
Goetia of love”) e una suggestiva veste grafica in tema con un clima complessivamente molto conturbante e di notevole impatto emotivo.
Insomma, il “vecchietto” è arzillo e in buona salute e nelle sapienti mani di “badanti” come
Jess And The Ancient Ones sa ancora soddisfare e “impressionare” i suoi tanti fedeli estimatori.
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