C’è un posto a questo mondo, un bruttissimo posto, un posto dove regna la più insana follia, un posto fatto di paranoia e schizofrenia, un posto che non oseresti sognarti nemmeno nel peggiore dei tuoi incubi, un posto dove s’incontrano i Dillinger Escape Plan di “Calculating Infinity”, i Cephalic Carnage di “Exploiting Dysfunction” e gli Agoraphobic Nosebleed di “Frozen Corpse Stuffed With Dope”. Questo posto è il debutto dei Psychofagist, band novarese che, sebbene sembri sbucata fuori dal nulla, suona con una perizia tecnica consumata, di assoluto valore, con un fremito inarrestabile che pervade le 12 composizioni in oggetto, in un’orgia inenarrabile di note spurie e tempi psicopatici, di brutalità dai toni parossistici e dissonanze che esplodono fragorosamente.
La band mette alla frusta le regole della dinamica, le piega al proprio volere, plasma il rumore come fosse disarticolata sinfonia e ce lo restituisce sotto forma di schegge impazzite che si conficcano nei nostri nervi.
Canzoni cantate in italiano, altre in inglese, liriche sottratte a Baudelaire oppure scritte da Jason Netherton dei Misery Index, un cantante con la camicia di forza dilaniata dalle sue stesse vocals e molto altro ancora.
Un disco dalla furia spaventosa, un disco che se l’avesse fatto una delle band sopra citate staremmo tutti in ginocchio a pregare Allah, Gesù Cristo, Budda o chi per essi. Ma un disco così è per gente senza Dio, è per gente che vuole solo farsi del male, è per gente ama il dolore al di sopra di ogni cosa. Letteralmente mostruosi.
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