La “Confraternita dei Crepuscolari” ha deciso di concederci una seconda opera in 10 atti. Dopo il promettente esordio “Romantic Tragedy’s Crescendo”, che ha permesso ai Macbeth di suonare come band di supporto agli Amorphis nelle date italiane, adesso è la volta del secondo lavoro “Vanitas”.
La sostituzione di line – up effettuata dopo l’album debutto probabilmente ha influenzato lo stile, che in “Vanitas” risulta più vario e ricco di malinconia e romanticismo ma, allo stesso tempo, non mancano elementi aggressivi ed è evidente, specie nel cantato, l’influenza del death/black metal.
E’ presente qualche somiglianza, nelle ritmiche e soprattutto nei suoni scelti per le tastiere, con i Crematory e forse proprio questa caratteristica potrebbe aumentare la fortuna dei Macbeth, visto che (pettegolezzo o meno) la formazione tedesca ha deciso di uscire di scena dopo l’ultima esibizione al Wacken 2001.
Generalmente, quando si ascolta un album, c’è un elemento che non è tenuto in considerazione o che passa in secondo piano: i testi. Anche se “Vanitas” non è un concept album, è affascinante il genere e il gusto con i quali sono stati scelti i singoli titoli. Incombe una forma di mistero onirico. Personalmente, ho apprezzato lo stesso titolo dell’album, il cui significato copre un valore differente per i cultori del genere, che lega con la vanificazione e la finitudine umana.
Brani riusciti sono “Crepuscularia”, “El Diablo y la Luna” e “Pure Treasure” e in totale “Vanitas” è un album completo che vanta un contenuto già maturo e interessante.
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