Questo è il primo disco fatto dagli americani
Days Of The New, progetto musicale di
Travis Meeks che mette in musica la sua vita. Definire vita il pregresso esistenziale di Travis è alquanto azzardato.
Un ragazzo che tra i 14 e i 16 anni le aveva già viste praticamente tutte. Figlio di un padre musicista e drogato, che divorziò dalla madre quando Travis aveva solo 2 anni, divenne in tenera età alcolizzato, tossicodipendente (acidi e metanfetamine) e habitué dei riformatori dai quali entrava e usciva. Un giorno si scopre pure padre di una bambina che non gli è concesso di vedere, così la nonna che l’aveva allevato, stufatasi, lo mette in mezzo ad una strada. Travis è solo, ha con se solo la sua fedele compagna, una chitarra acustica. Inizia a vagare ramingo per le strade e i campi del sud degli Stati Uniti, l'America rurale, e comincia a raccontare quello che vede, compresa la sua vita quotidiana. Dorme sotto le stelle o forse sotto i ponti. Ed è così che nasce il disco in questione, un disco dove le chitarre elettriche non compaiono mai, totalmente acustico. Un disco nel quale gli
Alice In Chains di “
Jar Of Flies” si deprimono e iniziano a scrivere pezzi dalle forti influenze sudiste, roots e country. Pezzi intensi, passionali, pezzi nei quali emerge il dolore ed il vissuto di questo ragazzo dalla voce straordinaria. Tra l'altro Travis soffre della sindrome di Asperger.
La voce di
Travis Meeks è per molti versi simile a quella di
Layne Staley, al quale sicuramente lo accomuna un percorso umano e spirituale molto simile.
Un disco che già dalla cover ti dice tutto. A tal proposito c’è un aneddoto. I
Days Of The New hanno fatto tre dischi omonimi con la stessa (quasi) identica cover nella quale cambia solo il colore dello sfondo che in questo caso è giallo mentre i seguenti saranno uno verde e l’altro rosso. La cover in questione è rappresentata da un albero rinsecchito e scheletrico che si staglia contro un cielo immane e pesante.
Ascoltando pezzi quali “
Solitude”, “
What’s Left For Me?”, “
Face Of The Earth” o “
Whimsical” si rimane a bocca aperta. Si viene pervasi da una sottile malinconia da pezzi intensi, sofferti, disperati, pezzi che ti invadono l’anima e la riscaldano. Pezzi da atmosfera intimista che ti sanno portare in quei luoghi dove, come nel finale del disco, i temporali d’estate scoppiano improvvisamente con lampi e tuoni e stagliano in controluce la figura di un tizio con una chitarra. E quando tutto finisce c’è solo il rumore delle cicale e il rombo di un tuono che si perde in lontananza tra i campi di mais.
Da brividi…da pelle d’oca…
È inutile citare un pezzo piuttosto che un altro, musicalmente la bravura compositiva ed esecutiva di Travis è lampante, e il valore aggiunto lo danno i testi, mai banali, che raccontano pezzi di vita come bagliori improvvisi nel buio dell'anima.
“Live to live to die inside
You will anticipate solitude
Follow me back home, no other place to go, no need to smile or get stoned
You'll always be alone
You'll always be alone”
Un disco da avere assolutamente.
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