Ci sono gruppi musicali che fin dalle prime prove esprimono tutto il loro potenziale (per poi magari non riuscire a ripetersi con la medesima intensità …) e altri che invece hanno bisogno di tempo per trovare una vera “dimensione” artistica, iniettando l’impellente necessità comunicativa in un tessuto sonoro definito e lucido.
I
Seventh Veil appartengono a questa seconda categoria, e in tale ottica va accolto questo “
Vox animae”, che inaugura una prestigiosa collaborazione professionale con la
Pure Steel e vede gli scaligeri mitigare gli aspetti maggiormente istintivi e “nostalgici” della loro proposta in favore di un approccio più “moderno” e drammatico allo
sleaze-rock, fin da “
Nasty skin” il loro campo d’azione prediletto.
Una variazione stilistica che qualcuno potrà interpretare come una scelta “opportunistica” e che invece mi sembra riveli essenzialmente l’evoluzione di una
band che ha accresciuto la sua maturità e reso meno evidenti le sue storiche influenze (Kiss, Motley Crue, Backyard Babies, …) avvicinandosi a nuove realtà della scena (Sixx A.M., Pop Evil, Hinder, …) ma senza “snaturarsi” e riuscendo a costruire un
sound sempre abbastanza coinvolgente ed efficace.
“
Devil in your soul”, con la sua linea melodica catalizzante e le atmosfere umbratili, è un ottimo biglietto da visita del “nuovo corso”, laddove “
Living dead”, “
Together again” e “
Broken promises” accentuano la componente “alternativa” della questione, aggiungendo il nome degli Stone Sour a una lista di mentori mai fastidiosamente pressanti nel trasmettere il loro nobile influsso.
Dopo l’innocua
ballatona (vagamente alla Metallica) “
Dad”, tocca a “
Noway train” e alla sofferta gemma “
Begging for mercy” (GNR
meets Skid Row) tornare a convincere soprattutto grazie a strutture armoniche ben congeniate e ficcanti, e discrete vibrazioni le riservano pure la potente “
No pain no gain” (una specie di White Zombie sotto
diazepam!) e la conclusiva “
Sms” un altro intrigante crossover tra “passato” e “presente” del
rock stradaiolo.
Così, mentre vi estorto a non ignorare “
Vox animae” (con la sua copertina in stile
Pris Stratton di “
Blade runner” …) voglio anche aggiungere che mi aspetto davvero molto dal prossimo lavoro dei
Seventh Veil, una formazione che verosimilmente non ha ancora completato il suo percorso di “crescita” …
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