I gruppi finnici sono noti per la loro capacità di comporre musica melodica anche in contesti di musica estrema, ma gli
Omnium Gatherum vanno al di là di ogni possibile limite. Pur mantenendo un punto di contatto con il death metal, se non altro per la presenza di una voce growl, hanno un senso della composizione melodica che stupisce anche l’ascoltatore non avvezzo al genere estremo.
Permettetemi un inciso. L’Adult Oriented Rock (AOR), per quei pochi di voi che non conoscono il termine, non è un genere musicale, ma è una catalogazione nata negli anni settanta come format radiofonico per individuare quegli album di band hard rock, heavy metal, progressive o altro genere non pop, che potessero essere trasmesse per radio ed essere apprezzate da un pubblico popolare perché particolarmente melodiche ed orecchiabili. Metaforicamente gli
Omnium Gatherum si definiscono nel proprio profilo Facebook una band che suona
“Adult Oriented Death Metal”. Ascoltando questo nuovo album
“Grey Heavens” devo dire che questa definizione gli calza a pennello.
Non so dove vogliano arrivare gli
Omnium Gatherum, ma il disco in questione dimostra una band matura musicalmente ad un livello tale da poter suonare una qualsiasi partitura rock. Il disco è di una bellezza quasi indescrivibile. Ritmiche, assoli e virtuosismi accattivanti si susseguono in ogni brano, ma quello che più impressiona è la qualità dei suoni di chitarre e tastiere: dolcissimi, incantevoli e curati nei minimi particolari, sempre inseriti nel giusto contesto a creare atmosfere che rapiscono l’ascoltatore.
Il primo brano
“The Pit” è un connubio tra la migliore musica dei
Dark Tranquillity e quella dei
Children of Bodom, nel senso che il brano è un tipico pezzo Swedish death metal melodico in stile
Dark Tranquillity condito però da assoli di chitarra e parti di tastiera funamboliche che ricordano i migliori
Children of Bodom. Il secondo brano
“Skyline” è completamente diverso; mi ha commosso e rapito per le sue sonorità tipiche del memorabile
“Tales from the Thousand Lakes” degli
Amorphis. Pezzo veramente coinvolgente e trascinante, sarà dura liberarsi dalla sua dipendenza per chi ha amato quel disco. Con il terzo pezzo
“Frontiers” si cambia di nuovo registro. Questo brano è un capolavoro di post death progressive. Avanguardistico e super melodico getta le basi per un nuovo genere musicale che lega heavy metal, death e rock progressive all’AOR. Fantastiche le parti di chitarra e tastiera che descrivono universi sonori da scoprire, esplorare e assimilare. Traccia dal fascino irresistibile per qualunque mente metal.
“Majesty and Silence” invece è più canonica, con la sua cadenza lenta e melodica è un ottimo pezzo che però non raggiunge le vette stratosferiche del resto dell’album. La traccia
“Rejuvenate!” inizia con un technical death metal per poi sfociare pian piano in sonorità heavy progressive dettate da chitarre e tastiere sempre in evidenza.
“Foundation” è una traccia moderna e melodica. Tastiere e chitarre descrivono atmosfere sognanti dove regna incontrastata la pura melodia.
“The Great Liberation” ha un incipit death thrash che conduce man mano il brano su terreni musicali cari ai loro connazionali
Children of Bodom e
Coraxo specialmente per l’uso dei suoni delle tastiere. Ottimi gli arrangiamenti.
“Ophidian Sunrise” è un altro brano death melodico che deve molto al tipico sound dei primi
Amorphis anche se rivisitato in chiave moderna. Segue poi il malinconico pezzo strumentale
“These Grey Heavens” che ci porta all’ultimo brano
“Storm Front” che, con i suoi suoni futuristici ed elettronici, chiude questo stupendo lavoro degli
Omnium Gatherum.
Qualcuno potrà obiettare che la voce in growl di
Jukka Pelkonen non sia adatta al contesto musicale degli
Omnium Gatherum, ma io forse lascerei le cose come stanno, in fondo il cantante è molto bravo ad interpretare il mood di ogni brano e poi rappresenta il filo conduttore che mantiene la band legata al death metal melodico. Indubbiamente passare ad una voce clean aprirebbe le porte del successo planetario agli
Omnium Gatherum, però esporrebbe la band a tutte quelle problematiche che conosciamo molto bene noi ascoltatori di nicchia, ossia il dover suonare ciò che impongono le major e il music business per lucrare quanto più è possibile a danno della creatività e della libertà compositiva. Poi bisogna tener conto del fatto che essi non vivono in Italia e nelle loro terre una voce in growl o in scream non spaventa nessuno ed è accettata senza alcun problema dall’ascoltatore medio né più e né meno delle urla di protesta di un rapper.