Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2016
Durata:56 min.
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. FIGHT
  2. FINAL SOLUTION
  3. G FORCE
  4. NBK
  5. POMPEII
  6. POWERSLAVE
  7. THE SHEDDING OF BLOOD AND TRARS
  8. TORNADO
  9. TRIANGLE

Line up

  • Dave Overkill: voice
  • Nick Annihilator: guitars
  • Tim Hammer: bass
  • Matt Glammable: drums

Voto medio utenti

I Destructor hanno una storia particolare alle loro spalle. Nati nel 1983 hanno pubblicato nel 1985 il loro album di debutto "Maximum Destruction" e poi sono scomparsi nel nulla dal 1988 in poi a causa della tragica ed improvvisa morte del loro bassista Dave Holocaust. Ciononostante, sono diventati una band di culto sino ai giorni nostri grazie anche al novero tra le file della New Wave Of American Heavy Metal. Hanno pubblicato molti demos e vari live rimanendo però un fenomeno sostanzialmente underground, sino ai giorni nostri ( Febbraio 2016 ) quando sono usciti sul mercato discografico con il nuovo full length intitolato "Back To Bondage".
Tutto bene, quindi?
Dipende da cosa vi aspettate da una band che ritorna dopo 31 anni. Un suono rinnovato, piu' moderno o un come-back alle origini? Nel caso di "Back To Bondage", si tratta di un vero e proprio deja-vu al 1985, con la particolarità, che forse molti non sanno, che questi brani furono registrati nel 1999 per l'album che doveva uscire ma che non ha mai visto la luce!. U.S heavy metal con spunti thrash molto classico, stereotipato se vogliamo, suonato sempre su ritmiche sostenute impreziosite dall'ugola d'acciaio di Dave Overkill (anche chitarrista). Non mancano i pezzi veloci "Fight", "Powerslave", "Tornado", "Triangle" ), rimandi agli Iron Maiden ( "G-Force ), aperture melodiche con improvvise accelerazioni ("Pompeii"), le power ballad ("The Shedding Of Blood And Tears", il pezzo sicuramente migliore di tutto l'album). Il pregio di questo lavoro è sicuramente la potenza ed il suono metal old-school che è stato enfatizzato in sede di produzione e che farà la gioia di tutti i "defenders", i limiti li troviamo invece nella opportunità di riproporre suoni inevitabilmente datati, nel 2016, a meno che non si voglia dare la possibilità alle nuove leve di riscoprire le radici della nostra musica; in questo senso, allora, un plauso va dato alla label Pure Steel.
Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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