Copertina 7

Info

Anno di uscita:2016
Durata:61 min.
Etichetta:Mighty Music Records

Tracklist

  1. YOU CAN’T OVERCOME
  2. EVERYTHING
  3. LOCK’N LOAD
  4. MY FAVOURITE GASOLINE
  5. HATE TO SAY IT
  6. LET YOU DOWN
  7. LEFT YOU ALONE
  8. NOISE POLLUTION
  9. SEPARATE HEART
  10. BETTER DAY’S
  11. EVEN THOUGH
  12. OPEN YOUR MIND

Line up

  • Henrik Thrane: guitars, vocals
  • Philip Jensen: guitars, vocals
  • Kenneth Smedemark: bass, vocals
  • Lars “Animal” Olrik: drums

Voto medio utenti

Il revival è un fenomeno con il quale ho a che fare sempre più spesso, soprattutto in campo Heavy (nella sua re-incarnazione più classica) e nel Thrash, ma con il loro esordio, "Noise Pollution", ecco che ì i danesi Black Income riescono a sorprendermi.
E non lo fanno, come potrebbe far pensare il loro moniker, con sonorità estreme e oscure, ma andando a recuperare un genere che ha avuto enormi riscontri attorno ai primi anni '90 per spegnersi poi piuttosto velocemente.
I Black Income, dopo essersi formati in tempi piuttosto recenti (solo nel 2012), infatti, affondano i propri strumenti in un maelstrom sonoro, in una vorticosa sorgente di Grunge, ma anche Stoner e Psych Rock, ispirato da gruppi come Stone Temple Pilots, Alice In Chains, Queens of the Stone Age e Fu Manchu, e, per quanto il sottoscritto non si possa definire certo un patito e cultore di queste sonorità, è lampante come i Black Income siano di grado di reggere il confronto con le loro fonti di ispirazioni.

Una voce roca e strascicata (a ricordare quella di Layne Staley ma anche quella di Scott Weilland) quella di Henrik Thrane ("Everything" o "Hate to Say It"), ritmiche pesanti e arrabbiate, proposte con un taglio piuttosto Heavy, soprattutto dalle chitarre distorte e fumose di Philip Jensen e dello stesso Thrane, che già fanno parlare di se nell'opener "You Can't Overcome".
L'ottima resa sonora, "Noise Pollution" è stato registrato ai Medley Studio (a Copenhagen, dove hanno inciso, tra i tanti, anche i Radiohead, The Cardigans e D.A.D.), fa rendere al meglio le dodici canzoni che ne fanno parte, a partire dalla stessa titletrack (dai massicci influssi stoner) sino alla conclusiva "Open Your Mind" dove i Black Income spingono un po' più sull'acceleratore, passando per la soundgardiana "Separate Heart" e per una "Lock‘n Load" che sembra combinare Grunge e Tom Waits.

Una scelta controtendenza, ma anche per questo coraggiosa e vincente.



You want it all, but you can't read it
It's in your face, but you can't read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the review
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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