I tedeschi
Monolith con il presente “
Mountain” giungono al secondo disco dopo “
Dystopia” del 2014.
La costante della band tedesca è un viscerale, devoto, sincero amore per i
Black Sabbath degli inizi, quelli nei quali alla voce c’era
Ozzy, lo stesso Ozzy che possiamo sentire in questo disco, dal momento che la voce del singer
Ralf Brummerloh è pressoché identica.
È chiaro che se volessimo giudicare i
Monolith dall’originalità/innovatività della proposta, la recensione potremmo anche chiuderla qui, ma se li consideriamo come una band clone, o se volete una tribute band, il discorso cambia. Anche perché dal punto di vista compositivo non solo male affatto.
Lo spirito è quello di riportare ai vecchi fasti un sound senza tempo, dal fascino imperituro, il doom rock dei seventies, e per fare questo la band registra la parte strumentale, tranne gli assoli, in presa diretta dal vivo, negli studi di registrazione, proprio per donare quel calore al sound che lo fa sembrare vivo e vitale.
Il resto lo fanno alcune atmosfere, che oserei definire bucoliche, proprie degli anni ’70, dove bastava una chitarra o un’armonica, un prato, un cielo stellato, e…tutto il resto…per poter viaggiare con la mente. Ascoltate “
Tide” o “
Blackbird” per comprendere quello che voglio dire.
Non c’è molto altro da dire a riguardo, se non il gradimento per una band che tributa in modo onesto e sincero un periodo storico tanto leggendario quanto irripetibile.
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