Che cosa possa spingere un artista proveniente da un paese assolato come l'Australia a comporre musica dannatamente nera come quella contenuta in
"Æ.Thy.Rift" (terzo album di lunga durata per
Ill Omen) resta, per me, un mistero insondabile, come insondabile è l'animo umano, scrigno, contemporaneamente, di luce e tenebra.
Considerazioni filosofiche a parte, la musica di
Ill Omen, progetto personale del misterioso
Mitchell "IV" Keepin, è un vortice di assoluta mancanza di luce, è un buco nero che risucchia ogni cosa e nel quale un desolante funeral doom di scuola Skepticism si fonde con le gelide sferzate del black metal nordico per un risultato finale che altro non è se non puro dolore e puro nero.
L'artista australiano plasma questo magma sonoro con maestria e ci dona quattro lunghi brani, tutti con lo stesso titolo, soffocanti e lentissimi, ma abilmente "sfregiati" da improvvise accelerazioni che letteralmente feriscono le orecchie anche grazie ad una produzione perfetta per un genere come questo dal momento che i suoni di tutti gli strumenti, tra i quali spicca l'uso di due bassi (uno distorto e l'altro no), sono gelidi e disperati come l'atmosfera generale che si respira nel disco.
Al di sopra di un contesto strumentale così tormentato si innalza il possente growl di
IV, il quale ingoia anche il minimo spiraglio di speranza che, con tutte le sue forze, provi a venire alla luce.
"
Æ.Thy.Rift" è, semplicemente, la
FINE di tutto.
Oltre non c'è, ne può esserci, altro. Solo una lenta e tormentata agonia.
Ill Omen non si limita a suonare musica, ma ci mette al cospetto di una vera e propria esperienza sonora, una esperienza che con il suo carattere ieratico e quasi cantilenante è capace di fare davvero paura se inserita in un contesto opportuno e se ascoltata con la giusta predisposizione.
Senza questi ultimi elementi un album come questo può risultare noioso e, peggio, inutile.
Contestualizzato nella sua giusta dimensione notturna di abbandono e solitudine, invece, esso assume una forza distruttiva di fronte alla quale non ci resta che sentirci inutili.
Album per pochi.
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