“
Aaaah, come suonano i Grave Miasma…” avrebbe esclamato il compianto
Maurizio Mosca se avesse deciso di abbandonare il giornalismo (?) calcistico in favore di quello musicale.
Già, perché la band britannica, a dispetto di una carriera ancora agli albori, può a mio avviso fregiarsi già del titolo di
Pinturicchio del
death metal, grazie ad un debut semplicemente colossale come “
Odori Sepulcrorum” (2013).
Tocca oggi ad un
EP intitolato "
Endless Pilgrimage" dimostrare se i Nostri sono pronti a dismettere le vesti di
enfants prodige per indossare quello dei campioni affermati, posto che 5 brani e 35 minuti abbondanti di gioco sono a mio avviso più che sufficienti per ottenere il voto in pagella.
Ebbene, l’esame di maturità, come avrete evinto dal giudizio a margine, è stato superato con agio.
Se dio vuole (in realtà non credo voglia, ma sono fatti suoi) il
death dei Nostri ha mantenuto intatte le caratteristiche migliori: suoni marcescenti e splendidamente organici, riffing efferato, vocals sepolcrali ma soprattutto quel feeling -arcano, occulto, mistico: scegliete voi l’aggettivazione che preferite- in grado di distinguerli e separarli da buona parte della concorrenza.
Feeling, peraltro, catturato alla perfezione dall’artwork di
Costin Chioreanu, artista che personalmente trovo tanto bravo quanto scostante, ma che in questa sede merita solo lodi per aver saputo tradurre alla perfezione il mood delle composizioni.
Già, le composizioni… iniziamo col rassicurare tutti circa la coerenza stilistica col succitato predecessore, sebbene vada segnalato un pizzico di violenza in più e qualche rallentamento di matrice
doom in meno. Parliamo comunque di dettagli: basterà l’opening track “
Yama Transforms to Afterlife”, con quel sitar malandrino, a rassicurare i fans circa la continuità, anche qualitativa, perseguita dai
Grave Miasma.
La successiva “
Utterance of The Foulest Spirit” fa ancor meglio: malevola, infida, la traccia si snoda lungo un percorso cangiante fatto di improvvisi strappi in mezzo a funeree decelerazioni.
Il chitarrista/cantante
Y è poi grande protagonista in “
Purgative Circumvolution”, canzone dotata di un riffing a dir poco poderoso. Stavo per scrivere “la più squisitamente death metal del lotto”, non fosse che la tracklist prevede ora la sanguinolenta “
Glorification of the Impure”: basterebbe già l’assolo in apertura a far godere gli amanti delle sonorità più classiche del genere. Un’orgia di morte saggiamente rielaborata e ripescata dai tempi bui dei demo (parliamo del 2002 se non erro); tempi in cui la band adottava ancora il nomignolo di
Goat Molestör. Delizioso, anche se
Grave Miasma, come dicono a Roma, nun se batte.
Altrettanto difficile competere con la conclusiva “
Full Moon Dawn”, la cui struttura articolata ed il finale dai toni drammatici non fanno smarrire un’oncia di brutalità.
A fronte di una cotale prova di forza, il pendolino di
Mosca sentenzierebbe in modo inequivoco ed autoritario: il futuro del
death metal -quello vero- passa anche da queste parti.
Voi, invece, siate più pragmatici, rimanete nel presente e acquistate questo “
Endless Pilgrimage” quanto prima.