Sievert, che troverete in rete non abbreviato, ha un "valore" nomenclaturale ed è l'ennesissimo lavoro del duo canadese (berlinese adottivo per parti annuali).
Nadja è una realtà conosciuta ovunque, di nicchia e di spessore artistico
invidiabile.
Alcune composizioni discografiche sono incise con altri artisti e svariati personaggi. Ci tengo a sottolineare
/ɪmpəˈfɛkʃ(ə)n/ perchè ammiro questi strateghi Osakini dalle alte avantguardie.
Arriviamo a Sv e all'operosità richiestaci.
I nostri corpi, allacciati come gravi alla Terra, droneggiano incuranti dell'esposizione al micidiale.
Sievert è ostico, proprio di una stesura mirata.
Zero etnicità, zero spocchia, zero canzone, zero attese tra ascoltatore e ascoltato. Qualche spugnetta sintetica ad impreziosire una scrittura ritmica digitale (snella e spontanea solo per l'occhio autorale). Zero tavolozze o progetti spiegati. Zero impurità.
E zero-zero-zero cenni, anche istantanei, a polifonie Aka che potrebbero evocare casa, comfort o diniego per quanto in corso.
Se avete dimestichezza con
Stalker o con il liquidissimo sonaglio elettronico in Theory Of Machines siete in Zona. Nonostante in Sv non ci sia tutta l'acqua appena detta e molti meno meandri.
Tocca alzare i sensi oltre la pigrizia logica aziondandosi dai reni. Spetta procedere per transetti lunghi e dritti, accettando di non riferirsi a oggetti conosciuti.
Occorre facciate... il vostro "giro". Aggrappatevi alla sapienza dei Nadja, che, sanno dove andrete a parare.
P S
ottimo per metallari del primo o dell'ultimo momento.
Fedeli mediani del classico guai ad appestarvi qui: state dove siete e 'tutte le cose' rimarranno al loro posto.
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