Ritornano gli statunitensi Imagika, a ben cinque anni di distanza dal precedente "And So It Burns" e con una formazione largamente rinnovata. Infatti, "Devils On Both Sides" vede l'ingresso di un secondo chitarrista ma sopratutto un nuovo cantante ed un nuovo bassista... o meglio "una", dato che il ruolo di Michael Dargis è ora passato ad Elena Repetto Luciano. Ovviamente le maggiori attenzioni sono concentrate su Norman Skinner, che non ci mette molto (è sufficiente l'opener "In Your Shadow") a dimostrarsi un ottimo acquisto, in grado non solo di non sfigurare al ricordo di David Michael, ma anche di dimostrare una maggiore versatilità rispetto al suo predecessore.
Questo non sposta assolutamente le coordinate musicali in cui si muovono gli Imagika, ancora oggi un thrash aggressivo ed evoluto, sulla linea dei vari Forbidden, Sacred Reich, Death Angel o Annihilator, ma anche Nevermore (vedi "Evil's Rising") ed Iced Earth (direi "Spellbound").
Se i nuovi lasciano intravedere le loro qualità, chi si piazza al di sopra delle righe è sicuramente il batterista Henry Moreno, cuore pulsante del gruppo, ma anche il leader e chitarrista Steve Rice è autore (Pat Toms non ha fatto a tempo a suonare sul disco) di una prova eccezionale.
Tra gli episodi migliori del disco si colloca sicuramente "Back To The Beginning", che parte melodica e poi pesta alla grande, per tornare melodica e poi spaccare nuovamente, e così via... facile a dirsi ma difficile da fare, sopratutto con l'intensità messa in campo dagli Imagika. Un brano in cui è inoltre evidente come quella di Norman Skinner sia stata la scelta migliore che gli Imagika potessero fare. Si segnalano anche "Dead-Eye Stare" e "Vigilante: quando il thrash dà il meglio di se, per decisione, convinzione e potenza. Non male nemmeno la titletrack, "Devils On Both Sides", possente ma con un bel taglio melodico, che fa pensare ai Jag Panzer ed agli Iced Earth. Ma già la successiva "Last Battalion" o la violentissima "Voice Of Prejudice" riportano l'album su coordinate ben più cattive... ovviamente per l'intensità espressa e non certo per il valore di questi americani che si confermano una formazione ben al di sopra della media e in grado di dire la propria. E ad alto volume!
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