Un brutto artwork è proprio il peggior modo per iniziare a presentarsi: e, ahimè, così fanno i norvegesi Wurdulak, sbattendo in copertina una suora trapassata oralmente da una trave di legno. Se questo doveva essere un modo per apparire estremi, sicuramente ci sono riusciti, ma altrettanto sicuramente molte persone troveranno questa trovata abbastanza fastidiosa.
Ma bando ai preamboli, mi addentro subito ad analizzare l’aspetto musicale di questo “Ceremony In Flames”.Sin dal primo ascolto si delinea perfettamente il genere proposto dalla band. Un black metal molto grezzo e di vecchio stampo, sicuramente ispirato, come si legge chiaramente nel flyer, da gruppi come i Celtic Frost. I Wurdulak stessi definiscono la loro proposta come musica estrema malata, avversa al sacro, il tutto condito con un tocco di insanità. Sì, effettivamente bisogna essere piuttosto malati per poter scrivere dei testi come “Cauterizing The Wounds Of Christ” o “Gospels Of Depravaty”. Ma la notevole malvagità presente nei testi (nda in modo del tutto spropositato), non è supportata dal relativo background musicale. A dir la verità, dopo aver spulciato il booklet ed aver letto che la band è formata da componenti di altri gruppi black di maggior, come Iscariah degli Immortal, Killjoy dei Necrophagia e Maniac dei Mayhem, mi aspettavo davvero qualcosa di potente. Quello che mi si presenta è invece una serie di brani sì ben suonati, ma assolutamente privi di originalità né tanto meno di un barlume di tecnica (nda non che quest’ultima sia per forza necessaria, ma un minimo fa sempre piacere sentirla). Il sound è piuttosto vecchiotto, sicuramente sotto-prodotto: le chitarre risuonano in modo decisamente ottantiano, non che questo sia un male, ma l’equalizzazione è quasi totalmente priva di bassi e gli elevati toni medi comportano una certa confusione a livello sonoro. Davvero oche volte, infatti, è possibile distinguere le tre singole chitarre, che sono risultano quasi sempre all’unisono. Così è per l’opener “At One With The Beast” e lo stesso per la successiva “Satanic Utopia” e per tutte le restanti tracce. La cosa che fa davvero preoccupare è il pensare che al mondo esistano persone con delle simili idee per la testa. Fortunatamente i Wurdulak non sanno altro che sparare una serie di riffs sentiti e risentiti. Un cd abbastanza anonimo, se non fosse per l’ossessione di andare a tutti i costi a braccia aperte incontro a Belzebù, e per tutti quei “Featuring…” presenti sulla presentazione della band (nda pensate, c’è anche un “Endorsed by Phil Anselmo”) che non fanno far altro che indurre a pensare ad un’operazione commerciale non troppo riuscita.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?