Secondo disco per i
Seta, e un significativo
passetto in avanti, in fatto di maturità interpretativa ed equilibrio compositivo, verso la conquista di una visibilità su vasta scala.
“
Stupide abitudini” è un concentrato di
rock alternativo (in) italiano parecchio emozionante, adescante e non banale, in grado di fare, con un’adeguata promozione (e l’
Atomic Stuff non difetta in questo senso …) e un pizzico d’imprescindibile (e imponderabile …) fortuna, un’onorevole figura nelle programmazioni radiofoniche del
Belpaese, andando a sfidare su loro terreno preferito gente del calibro di Litfiba, Subsonica e Negrita.
Nove canzoni di pregevole valore, intrise di sentimento, rabbia e riflessione, capaci di coinvolgere istantaneamente e di svelare solo dopo ascolti ripetuti le sottili sfumature di un itinerario armonico ricco e raffinato anche laddove è chiara la sua destinazione di tipo “mainstream”.
L’uso di liriche efficaci e poeticamente ben congeniate, da considerare come una sorta di diario con cui la
band vuole raccontare le proprie esperienze di vita, offre un contributo importante a un suono in cui l’influsso di certa ombrosa
synth-wave (Depeche Mode, Simple Minds, Editors, …) si avverte leggermente più pressante che in passato, realizzando atmosfere pregne al tempo stesso d’introspezione di capacità comunicativa.
“
Il mio respiro” (ottimo il
guitar solo di
Lorenzo Meuti), “
Verità nascosta” e la
title-track possiedono i grimaldelli melodici ed emozionali necessari per garantirsi un
airplay copioso e vantaggioso, e se “
Fermo immagine”, nonostante il gradevole tocco orientaleggiante, sconta taluni bagliori di manierismo, tocca a “
Vibrazioni sterili” risollevare le sorti del programma, offrendo all’ascoltatore uno spaccato di
electro-pop tanto “frivolo” quanto frizzante e coinvolgente.
“
Orgoglio” mescola con sagacia
blues ed elettronica, la fosca “
Le tue risposte” solca gli archetipi del
dark-sound evitandone gli stereotipi, mentre la spigliata “
Tutto questo tempo” e le cadenze avvolgenti e crepuscolari di “
Ti vedo ridere” chiudono con buongusto un albo dal livello complessivo piuttosto soddisfacente.
Cresciuti sotto il profilo espressivo, ai cinque bravi musicisti veronesi ora si può solo chiedere di “osare” un po’ di più, allontanandosi risolutamente dai loro modelli, attualmente ancora un po’ troppo presenti e facilmente identificabili … comunque, bel lavoro.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?