Veramente bello questo lavoro d'esordio dei tedeschi Saidian. La band è stata fondata solo nello scorso anno dal tastierista Markus Bohr, e ha messo insieme l'attuale line up e registrato il primo demotape a tempo di record, ottenendo un valido deal con la piccola Metal/Aor Heaven, che le ha permesso di far uscire "For those who walk the path forlorn", un disco che, è giusto dirlo, si presenta subito benissimo, sia nel titolo decisamente accattivante, sia nello splendido ed ispirato artwork, che magari non sarà il massimo dell'originalità, ma riesce certamente nel compito di catturare gli sguardi!
Che dire della musica? Dopo il solito intro sinfonico le note di "Burn down the night" esplodono in tutta la loro maestosità, per quello che è uno dei migliori opener che il sottoscritto abbia ascoltato quest'anno: hard pomp di classe, che ricorda molto da vicino i migliori Royal Hunt, ma non disdegna le accelerazioni metal di band come Stratovarius, Edguy, Helloween, ecc.
Una doppia componente, questa del primo brano, che sarà ripetuta con successo per tutto l'arco dei 43 minuti di durata di questo lavoro, con esiti non sempre all'altezza del brano citato, ma comunque validissimi.
L'elemento sinfonico gioca ampiamente la sua parte, che Markus Bohr sia un fan di André Andersen è abbastanza intuibile soprattutto dalle complesse parti solistiche, virtuose sì, ma mai noiose e banali, che impreziosiscono a dovere i brani. Brani, l'abbiamo già detto, di ottima fattura, come le mazzate metal di "Silent killer" o "Raging fire", o le autentiche gemme aor di "Lonely nights" o la bellissima "The only one", dotata di un refrain memorabile, e decisamente l'episodio migliore del disco, assieme a "Burn down the night".
Certo, ci sono anche alcuni difetti in questo lavoro, e allora diciamo che i Saidian si mostrano a volte confusionari nell'imbastire la struttura dei brani, non c'è sempre un equilibrio melodico tra strofa, bridge e refrain, e in alcuni casi l'impasto sonoro non è dei migliori, con le tastiere troppo in evidenza, a coprire gli altri strumenti (un vizio, diciamolo, non estraneo agli stessi Royal Hunt).
Menzione a parte merita la voce di Markus Engelfried, ex Brain Dance, dotato di un'ugola acuta e pulita che non è però ancora pronta a rivaleggiare con quella di suoi più celebri colleghi: troppi sono infatti i momenti di incertezza, in cui il controllo delle sue potenzialità non sembra ancora del tutto acquisito (leggi, alcune note un po' troppo forzate!).
E' comunque un vero piacere salutare la nascita di una band come i Saidian, così da subito in grado di scrivere canzoni che lasciano il segno, e ci auguriamo veramente che la sempre più complessa situazione del mercato musicale non li obblighi a sparire anzitempo... con un disco così le premesse perché nasca una stella ci sono eccome!
Se amate questo tipo di sonorità, fate vostro questo disco!
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